Ebbene sì è scoppiata l’Arekmania

Ebbene sì è scoppiata l’Arekmania
 Nella partita casalinga col Bologna il Napoli doveva dimostrare tre cose. La prima: che le vittorie in competizioni...

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 Nella partita casalinga col Bologna il Napoli doveva dimostrare tre cose.

La prima: che le vittorie in competizioni diverse e a distanza ravvicinata con Palermo e Dinamo Kiev non erano state colpi di mazzo ma il risultato di una strategia precisa e preordinata, la cazzimma applicata al turnover e più in generale al giuoco del pallone.

La seconda: che non siamo Milik dipendenti e che core allegro Gabbiadini può tranquillamente rapportarsi pure lui coi compagni in maniera che sia altra dal chiedere loro «Chi siete? Cosa volete? Cosa portate? Un fiorino!» prima di ricevere da essi un pallone, un passaggio o qualsiasi cosa volante che non appaia come un debito non pagato.

La terza: che non è vero che quando ci sta Donadoni in campo, non importa su quale panchina, la nostra o quella degli avversari, il Napoli gioca sempre una chiavica e che tutti quanti tirano fuori il peggio. Basti pensare che quando allenava a Parma Donadoni riuscì nell’invero mirabile impresa di far dire una caterva di male parole tra cui “merda” addirittura a sir Rafa Benitez. Ecco, possiamo dire che ieri sera almeno due dei tre obiettivi prefissati sono stati raggiunti. La vittoria 3 a 1 con i blaugrana emiliani, venuti a Napoli per l’occasione con una bella maglia color capa di Insigne, ha infatti dimostrato che Sarri finalmente ha capito che “turnover” non è una mala parola e che ogni tanto non solo può far riposare Ghoulam per far giocare Strinic (pure perché sennò ‘o guaglione si scorda come si gioca a pallone ed è peccato) ma che addirittura può mettere dentro un attaccante per un centrocampista, come ha fatto con Milik per Jorginho. E a proposito di Milik. Sì, siamo Milik dipendenti vabbuò?.
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Il Mattino