Nella partita casalinga col Bologna il Napoli doveva dimostrare tre cose. La prima: che le vittorie in competizioni...
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La prima: che le vittorie in competizioni diverse e a distanza ravvicinata con Palermo e Dinamo Kiev non erano state colpi di mazzo ma il risultato di una strategia precisa e preordinata, la cazzimma applicata al turnover e più in generale al giuoco del pallone.
La seconda: che non siamo Milik dipendenti e che core allegro Gabbiadini può tranquillamente rapportarsi pure lui coi compagni in maniera che sia altra dal chiedere loro «Chi siete? Cosa volete? Cosa portate? Un fiorino!» prima di ricevere da essi un pallone, un passaggio o qualsiasi cosa volante che non appaia come un debito non pagato.
La terza: che non è vero che quando ci sta Donadoni in campo, non importa su quale panchina, la nostra o quella degli avversari, il Napoli gioca sempre una chiavica e che tutti quanti tirano fuori il peggio.
Il Mattino