Eriksen pronto a tornare ma i dubbi sono ancora tanti

Eriksen pronto a tornare ma i dubbi sono ancora tanti
Hanno visto Cristian Eriksen provare a tornare alla normalità, in punta di piedi, di mattina presto, in un silenzio ovattato interrotto solo da un rumore amatissimo, quello...

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Hanno visto Cristian Eriksen provare a tornare alla normalità, in punta di piedi, di mattina presto, in un silenzio ovattato interrotto solo da un rumore amatissimo, quello dello scarpino che calcia in porta un pallone. È successo alle 8 di un mercoledì danese di inizio dicembre, quindi a zero gradi, sul campo più nascosto che ci sia al centro di allenamento dell’Odense, il club in cui Eriksen è cresciuto. L’hanno visto correre insieme a un allenatore, quelli del tabloid BT che hanno diffuso la notizia, poi l’hanno visto palleggiare e tirare in porta, con calma, con metodicità, come chi riprende dolcemente confidenza con i gesti consueti di una vita, dopo una lunga convalescenza. Non ci sono foto, né video della mattinata, e guai se ci fossero perché da sei mesi, da quando il suo cuore si bloccò in campo durante Danimarca-Finlandia a Copenhagen, Cristian Eriksen ha preteso che sulla sua vicenda, e sul suo percorso di guarigione dopo che gli è stato impiantato un defibrillatore, calasse la coltre del silenzio più assoluto. Quindi si sa solo che è stato visto in campo 173 giorni dopo l’arresto cardiaco del 12 giugno, ma non è detto che non si allenasse con prudenza già da qualche tempo, comunque il suo manager ha preferito non commentare la cosa. 

C’è stata in ogni caso una singolare accelerazione degli eventi negli ultimi giorni, con una spruzzata inquietante di scherzi del destino: domenica Eriksen si è rivisto per la prima volta in pubblico, sorridente con cappellino nero e maglietta a maniche corte, a una trasmissione televisiva danese in cui si raccoglievano fondi per l’infanzia disagiata, c’erano anche il ct Hjulmand e il grande Peter Schmeichel; lunedì il suo compagno Simon Kjaer, che ha ricevuto un premio da France Football per l’eroico comportamento in campo il giorno del malore di Eriksen, ha ringraziato sentitamente ma ha pure chiesto che per una buona volta non si parlasse più della vicenda; mercoledì il numero 10 è stato notato per la prima volta allenarsi in campo, e proprio quella sera Kjaer è caduto gravemente infortunato in Genoa-Milan, legamenti del ginocchio da operare, dicono stagione finita. Le coincidenze assurde della vita.  

Il fatto che Eriksen sia tornato timidamente ad allenarsi rassicura sulle condizioni fisiche generali dell’uomo, mentre il ritorno all’attività agonistica è da valutare, anche se alcune indiscrezioni non confermate hanno suggerito che il giocatore voglia tornare davvero, che si senta pronto. Di sicuro non potrà farlo all’Inter, perché la normativa italiana non permette l’attività agonistica ad atleti che abbiano impianti cardiaci, a meno che non siano giocatori di scacchi o di biliardo: la rescissione del contratto è data per certa. Ma quello che per la legge italiana è vietatissimo, è invece consentito in Danimarca, in Olanda o in Inghilterra, paesi in cui Eriksen potrebbe giocare, come accade all’olandese dell’Ajax Daley Blind. La certezza, vada come vada, è che il cuore di Cristian Eriksen sia come quello di tutti noi, defibrillatore o no: dal primo giorno di convalescenza, ha scelto di tornare a vivere a Odense, e ha preso casa con la famiglia, moglie e due figli, vicino al centro di allenamento in cui entrò tredicenne e uscì giocatore fatto, ed è tornato ad allenarsi dopo il malore proprio su quei campi, magari ricomincerà a fare il calciatore vero sempre lì. In fondo, ha esaudito il sogno di tutti i cuori: tornare dove si è stati felici, come solo da bambini si può. 

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Il Mattino