Ai danni al gazebo e alle barche, agli insulti ingenerosi e incivili, con un lessico non tipicamente da Accademia della Crusca, i giallorossi under 14 hanno risposto sul campo di...
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«Sono particolarmente fiero di allenare questo gruppo e ringrazio sinceramente i collaboratori Fabio Santillo e Antonio Cammarota per la dedizione e l’impegno: senza il loro contributo non avremmo avuto modo di portare avanti un team così grande e sano. Abbiamo dimostrato di essere affiatati, uniti e molto educati», osserva il tecnico Fabio Di Costanzo, un cognome noto e indice di garanzia nell’ambiente del canottaggio partenopeo e non solo.
Tante le storie dei fratelli vincenti nel panorama dello sport all’ombra del Vesuvio: i Porzio, i Postiglione, i Marsili nella pallanuoto, i Maddaloni nel judo, gli Abbagnale, ai quali si aggiungono in punta di piedi Fabio e Marco Di Costanzo nel segno del canottaggio. “Ho iniziato io per primo a remare. Gli ho dato l’esempio. Aveva qualche dubbio con il calcio, poi ha seguito le mie orme” racconta Fabio, classe 1989, di tre anni più grande di Marco, studente di Scienze motorie prossimo alla laurea. “Quando abbiamo cominciato, Marco ed io nutrivamo lo stesso sogno: andare alle Olimpiadi. Purtroppo mi sono fermato a 17 anni per problemi fisici. È stata una grande gioia vederlo trionfare ai Giochi di Rio” confessa Di Costanzo “senior”, che si ritrova un consanguineo campione a cinque cerchi (tatuati a indelebile memoria sul braccio destro) in famiglia. Inoltre non smette mai di seguire le gesta vittoriose dell’atleta appartenente alla Fiamme Oro e Ambassador Kinder, che di recente a Lucerna in Coppa del Mondo ha soffiato l’argento agli agguerriti Inglesi con immancabile selfie post gara. Con i Di Costanzo il canottaggio è questione parentale. Si perpetua in pratica la tradizione di famiglia.
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Il Mattino