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Famiglia, futsal, felicità. Si scrive Perugino, si legge FF Napoli. Dietro il duplice (storico) successo, promozione in serie A e Coppa Italia, ci sono loro, padre e figlio, presidente e capitano. «Siamo una grande squadra. Abbiamo giocato l’intera stagione senza Renzo Grasso, a cui va il mio forte abbraccio e la dedica del trofeo, e senza Caio Ainsa: abbiamo dimostrato di avere grande cuore e organizzazione di gioco».
Passionale, vulcanico, lungimirante Serafino Perugino, tanto da imbastire una formazione invincibile sul parquet. «Diremo certamente la nostra anche in serie A, intanto dedico la Coppa Italia a tutti i napoletani».
Giocatori motivati e affamati, altri riportati allo splendore di un tempo. «Ho voluto Adriano Foglia e l’abbiamo rigenerato: è stato tra i migliori in campo», prosegue soddisfatto Perugino. «Il lavoro, le intuizioni, la passione ed il sacrificio pagano sempre». Premiata la cultura della dedizione e della determinazione. «Il capitano è stato immenso, un vero baluardo. Fernando è il prototipo dell’atleta: un esempio di umiltà e professionalità. E’ il primo ad arrivare al campo e l’ultimo ad andarsene. E’ un grande capitano e lo sarà anche in futuro. Forza Napoli sempre», conclude il patron azzurro.
Numero 6, classe 1996, leader e centrale difensivo. «Siamo stati perfetti. Abbiamo sopperito alle nostre due importantissime assenze (Luis Turmena e Attilio Arillo) e questo ci ha spinto a dare ancora di più, disputando una finale incredibile per voglia, rabbia e concentrazione», dichiara Fernando Perugino (nelle foto di Alessandro Vitiello). Le lacrime dello scugnizzo di Pianura un manifesto di attaccamento alla maglia. «Attilio è come se avesse giocato, era posizionato dietro la porta e non ha smesso un attimo di consigliarmi e sostenermi, dando indicazioni a raffica», rende noto Perugino junior, ebbro di gioia. «Sono arrivati tanti messaggi di amici e tifosi, posso solo immaginare cosa avrebbe scritto Marcolino sui social. Tutto ciò che facciamo è per lui. Stiamo vivendo il nostro sogno, ma è anche il suo», conclude raggiante Fernando Perugino.
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