L’eco di Napoli nel lontano (Estremo) Oriente. Ai Giochi Mondiali Militari di Wuhan, considerata, la «Chicago della Cina», lo sciabolatore Dario Cavaliere...
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«Peccato davvero, potevo fare meglio», ammette il figlio d’arte classe 1997. Suo padre Massimo mise al collo il bronzo alle Olimpiadi di Seoul 1988. «La cerimonia d’apertura è stata molto bella e ben organizzata, così come il villaggio. Carente, invece, la cucina: praticamente mangio solo riso in bianco e carne, quella meno speziata», racconta il giovane schermidore.
Grandi numeri nella settima edizione delle Olimpiadi rivolte ai militari di tutto il mondo: partecipano oltre 9 mila sportivi provenienti da 109 paesi. Nel 1995, nel 50esimo anniversario della fine della II Guerra Mondiale, la prima edizione a Roma, che si rinnova ogni quattro anni: Zagabria (1999), Catania (2003), Hyderabad (2007), Rio de Janeiro (2011) e Mungyeong (2015). Evento ideato dal Consiglio Internazionale dello Sport Militare (CISM). La Cina utilizzerà per la prima volta in assoluto la tecnologia di trasmissione di informazioni 5G + 8K e quella televisiva 5G + VR.
«Creare gloria per i soldati e costruire la pace mondiale», lo slogan scelto dagli organizzatori. «Dimostrare pienamente lo spirito sportivo di dura lotta e usare la luce dello sport per penetrare la nebbia della guerra, il ponte dell'amicizia per promuovere la comunicazione civile e la fusione dei cuori per raccogliere la forza della pace», il messaggio che si intende veicolare.
Tre i napoletani in gara: Dario Cavaliere e Giovanni Repetti tirano giovedì 24 ottobre a squadre, mentre il primo aviere dell’Aeronautica Militare e oro alle Universiadi 2019, Rebecca Gargano, mercoledì 23. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino