Gonzalo tradì per la Signora Vecchia e ricca

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Scrive Beppe Severgnini sul Corriere della Sera che cambiare squadra non è tradire e che insomma sul caso Higuain come al solito i napoletani stanno esagerando. Mo', a...

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Scrive Beppe Severgnini sul Corriere della Sera che cambiare squadra non è tradire e che insomma sul caso Higuain come al solito i napoletani stanno esagerando. Mo', a parte che non si capisce bene perché ogni volta che a Napoli succede un fatto (vedi morte Pino Daniele) tutti gli osservatori nazionali si sentono sempre in dovere di scrutare i napoletani e di analizzarne reazioni emotive e comportamenti manco fossero topini di laboratorio da studiare scientificamente ma il fatto è che io lo vorrei proprio vedere a Severgnini se la moglie se ne va con uno a caso tra Scanzi, Saviano e Travaglio. Sì, perché al di là di quello che dice l'autorevole interista qua di questo si tratta, di tradimento.


A confermarlo ci sono almeno tre indizi e si sa, se due indizi fanno una coincidenza tre indizi fanno n'ommemmerd. Ma vediamo un attimo quali sono questi indizi da cui si desume chiaramente che la fattispecie in esame è un tradimento bell'e buono, pari per dimensioni e gravità solo a quello di Bruto con Cesare e Renzi con Letta. Il primo è di ordine logico-aristotelico. Se Higuain cantava sotto la curva «un giorno all'improvviso mi innamorai di te» è evidente che il suo rapporto con squadra e città non era di natura meramente giuridico-contrattuale bensì anche amoroso-sentimentale e dunque con la sua dipartita si configura chiaramente un tradimento. Se poi Severgnini canta «mi innamorai di te» a tutti quelli con cui stipula un contratto, foss'anche il rappresentante della Folletto, allora è un altro paio di maniche. Il secondo indizio è di ordine più squisitamente etimologico.

Se, infatti, tradire deriva dal latino «tradere» e significa, come dice la bibbia dei latinisti Castiglioni/Mariotti, «consegnarsi al nemico», se il nemico storico numero uno del Napoli per ragioni anche economiche ideologiche e culturali è la Juventus è evidente che andandosene proprio là Higuain ha tradito. Il terzo indizio, infine, è di ordine più strettamente deduttivo. Se, come ha raccontato Sarri in un'intervista, prima di andarsene nella squadra che tiene come divisa una televisione che non funziona, Higuain non ha fatto manco una telefonata è evidente che si vergogna. Sennò perché non avrebbe dovuto telefonare?


Né al mister che pure diceva di considerare come un padre né ai compagni che per lui si son tanto sacrificati tant'è che oggi Insigne e Mertens tengono così il terrore di puntare da soli la porta che pure quando stanno da soli a casa loro prima di infilare la chiave nella toppa ci pensano tremila volte? Ecco, è proprio quest'ultima circostanza, quella della mancata telefonata, del mancato commiato e saluto, quella che più di ogni altra depone a favore del tradimento. Chi tradisce si vergogna e se Higuain ha fatto tutto così di nascosto è perché si mette scuorno. E del resto va capito. Chi non si vergognerebbe come un ladro per aver tradito una bella e innamorata sirena con una vecchia seppur ricca signora?
 
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Il Mattino