Insigne, il grande ritorno: così guida il Napoli al successo

Insigne, il grande ritorno: così guida il Napoli al successo
Se il mondo ti cade addosso, basta un istante per franare e rannicchiarti in un angolo. Hai deluso e sei deluso. Capita di non farcela, ma bisogna rialzare la testa perché...

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Se il mondo ti cade addosso, basta un istante per franare e rannicchiarti in un angolo. Hai deluso e sei deluso. Capita di non farcela, ma bisogna rialzare la testa perché è la vita che va avanti e che non ti aspetta. E Lorenzo Insigne lo ha fatto. È uno degli eroi al contrario dell'Italia che va a pezzi e che non si qualifica al Mondiale. Ma ieri si è ripreso il Napoli, con quel tiro dal dischetto dove, povero Lorenzo, aveva davvero solo tutto da perdere. E con quel guizzo su punizione, con quella strizzata d'occhio per Politano, quell'alzata di sopracciglio che è sembrata la parola d'ordine per il paradiso. Lorenzo e Matteo: loro c'erano nella notte buia di Palermo. E ci sono ieri pomeriggio, a sorridere per la vittoria del Napoli, per quel passo di avvicinamento allo scudetto. «Chiedo scusa per l'eliminazione con la Nazionale, non andare al Mondiale è una sofferenza grande per tutti», dice il capitano del Napoli nel giorno in cui torna primo in classifica, si arrampica in cima a tutto, in cui mostra il volto del guerriero. Non può sottrarsi alle scuse. Magari spetterà prima o poi anche ad altri farle. 

Lorenzo e Matteo hanno capito quanto è spietato e doloroso arrivare ad un passo dalla cima e scivolare giù. Tutte e due potevano perdere la testa, reagire emotivamente, non l'hanno fatto. Ed è il Napoli la loro medicina. «È una vittoria che pesa per noi, importante e bella - dice il capitano - ma noi pensiamo solo alla prossima partita, non possiamo fare diversamente. È quello che abbiamo sempre fatto in questa stagione, senza vedere se c'è chi gioca prima di noi o dopo di noi. Pensiamo sempre a vincere, poi vediamo alla fine di tutto dove siamo noi e dove sono gli altri». È la stagione dei titoli di coda, ma non è ancora il momento del sipario che cala. «Il rigore l'ho calciato senza pensare a nulla. Erano tre punti importanti. Dentro di me c'è la grande amarezza per non esserci qualificati con la Nazionale al Mondiale, per tutti è una grande delusione. Ma ieri ho pensato solo a come battere l'Atalanta, a come conquistare questi tre punti. E poi a fare gol che devo dedicare a mio figlio Carmine che oggi festeggia il compleanno». Insigne è all'ultima chiamata. Se non sale ora su quel carro - come dice Spalletti - non ci sale più. «Noi allo scudetto abbiamo sempre creduto, le partite che mancano alla fine sono ancora tante e dobbiamo affrontarle nella maniera giusta, come abbiamo fatto con l'Atalanta». 

Le intuizioni di Zanoli e Lobotka, certo. Ma poi la punizione è tutta studiata a tavolino. Da quello stratega di Daniele Baldini, assistente di Spalletti, che va alla ricerca di soluzione davanti alla tv (ricordate il gol copiato dal Borussia Dortmund). Ore e ore di allenamento a inventarsi trucchi e trabocchetti per ingannare avversari. Lorenzo e Matteo, Insigne e Politano si sono capiti con uno sguardo. Era uno schema per Osimhen. Ma Matteo Politano lo ha visto fare tante volte che ha capito che poteva ripeterlo. «Ci siamo guardati io e Lorenzo, lui mi ha fatto un gesto e allora sono partito. Mi ha dato una bellissima palla, sono cose che proviamo in allenamento poi in campo è anche un gioco di sguardi e di opportunità che può darti il compagno». Politano sogna a occhi aperti. «Lo spogliatoio ci crede, non è carico ma di più, carichissimo. Questa con l'Atalanta era una partita determinante. L'avevamo preparata bene e sapevamo che dovevamo vincere. Adesso ci aspettano 7 partite dove dobbiamo vincerle tutte». Domenica c'è la Fiorentina. Oggi la squadra fa una leggere rifinitura e domani c'è un giorno di riposo. Preparate le transenne: la volata per lo scudetto è iniziata. 

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Il Mattino