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In giacca bianca con le iniziali L.I. sul taschino, Lorenzo Insigne si è presentato a Toronto raccontando mezze verità. Perché è difficile credere che abbia firmato per una squadra sistemata nelle zone basse della classifica della Mls per una scelta di vita, anzi - come ha detto lui - «per crescere insieme». È stata una decisione di natura economica e va ovviamente rispettata perché i milioni che gli hanno assicurato i canadesi sono davvero tanti. Non c'è niente di strano. Il 23enne Diego Maradona, che aveva nel 1984 una prospettiva di carriera ben diversa da quella attuale di Insigne, raccontò nella sua autobiografia “Yo soy el Diego” che aveva scelto il Napoli perché quello era stato l'unico club che si era fatto avanti e perché aveva bisogno di soldi, tanti soldi. Della squadra e dei suoi (mediocri) piazzamenti nelle precedenti stagioni niente sapeva e niente gli interessava.
Una verità vera è che Insigne non ha ricevuto altre offerte.
Nel 2019, prima che l'epidemia avesse un devastante effetto anche sul calciomercato, Insigne si era affidato al migliore manager al mondo, il compianto Raiola. Ma Mino fu chiaro: non c'è un club europeo di prima fascia che presenti un'offerta di un certo livello al Napoli, quindi “rassegnati” a restare in maglia azzurra fino alla scadenza del contratto. Il rapporto di collaborazione con Raiola si interruppe subito e il 4 gennaio scorso - quindi appena vi è stata la possibilità - Lorenzo ha siglato il contratto col Toronto. Da professionista corretto, ha evitato di spruzzare veleno sul Napoli, che un'offerta come quella del Toronto - 11 milioni di dollari a stagione, bonus compresi - non sarebbe stato in grado di pareggiarla.
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