Pare che dalle parti di Frattamaggiore sia stata avvistata un'équipe di scienziati esperti nello studio del Dna. Il motivo della visita è legato...
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Dopo la parentesi in Irpinia ha trascorso una stagione a metà tra la voglia di emergere nel Napoli (zero presenze fino a gennaio 2017) e quella di lottare con il Latina (un gol e quattro assist in 19 apparizioni da febbraio a giugno) retrocesso in serie C a fine stagione. Alla fine della scorsa estate, però, è arrivata la chiamata dal Parma dove l'impatto non è stato di quelli indimenticabili con cinque presenze nelle prime 10 giornate di cui solo tre da titolare. Poi la svolta è arrivata lo scorso 21 ottobre contro la Virtus Entella. Subentrato a 19' dalla fine, Roberto serve un assist a Calaiò per il gol del sorpasso e poi realizza anche il suo primo centro stagionale risalto il punteggio sul 3-1. Da quel momento le sue prestazioni sono salite di tono: titolare nelle due gare successive e sempre il gol (sia con Foggia che Avellino) arrivando a stabilire il suo piccolo record di tre gol di fila in altrettante partite.
Merito anche delle scelte dell'allenatore che lo ha riportato stabilmente a giocare largo a destra del tridente, ruolo nel quale si sente maggiormente a suo agio. A Napoli faceva la controfigura di Callejon e dallo spagnolo ha imparato tantissimo, nei movimenti ma non solo. A differenza del 7 azzurro, Roberto Insigne è mancino e partendo da destra guarda la porta, la punta e va sempre dritto a calciare.
A fine partita non manca il messaggio o la telefonata con Lorenzo, il fratello maggiore di cui non è stato mai geloso. Solo una sanissima complicità grazie alla quale fa sempre tesoro dei consigli che arrivano puntuali. Consigli che a questo punto non fanno bene solo a lui ma a tutto il Parma che è diventato a tutti gli effetti la sua seconda famiglia. Fa spesso coppia fissa con Dezi - anche lui prodotto del vivaio azzurro - ma è tutta la squadra ad averlo preso in simpatia. A 23 anni ha ancora tutta la strada davanti per seguire le orme del fratello. Con il sogno nel cassetto di poter giocare insieme con le maglie azzurre: quella del Napoli e quella della Nazionale. Minimo comune denominatore di quel Dna che è già diventato un oggetto di studi scientifici.
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Il Mattino