Dalle lacrime contro l’Arsenal alla panchina contro l’Atalanta. Per Lorenzo Insigne la settimana di Pasqua non deve aver lasciato buone sensazioni, come una frattura...
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Poi la panchina salutata ma mai sfruttata: Insigne si appoggia al lato, si accovaccia, sembra accartocciarsi su se stesso. Le mani al volto e le lacrime trattenute a forza per non scoppiare davanti ai tanti che qualche minuto prima l’avevano sotterrato con fischi inclementi. A pochi minuti dal fischio finale Insigne lascia il campo e va negli spogliatoi. «Nessun problema con Lorenzo» dirà Ancelotti nel post partita nascondendo forse qualcosa di troppo, come fatto anche stasera: «Ha giocato tre gare in una settimana spendendo tanto, ho preferito preservarlo e sarà pronto per le prossime. È un patrimonio per noi, deve tornare ai suoi livelli perché tutti lo aspettiamo».
Ma non basta a spiegare quello che si vede in campo. Quattro giorni più tardi, infatti, Insigne va di nuovo in panchina contro l’Atalanta. Ancelotti sceglie la coppia Mertens-Milik. Il belga segna, il polacco ci va vicinissimo ma Maiello gli nega la gioia del gol. Sarebbe stato quello della vittoria, probabilmente, invece il Napoli prende l’ennesima imbarcata stagionale e l’Atalanta di Gasperini ha più voglia e fame tanto da ribaltarla, prima con Duvan poi con Pasalic. Il Napoli lascia il San Paolo tra i fischi di una Pasquetta amara. Amara anche per Insigne che il campo l’ha visto solo dalla panchina: Ancelotti fa entrare Luperto per dare il ricambio alla sfortunato Chiriches, poi Younes e Verdi nel momento di difficoltà. Il napoletano, al fischio finale, mette il cappuccio e rientra negli spogliatoi, poi si farà notare all’uscita dagli spogliatoi per un gesto di stizza evidente sotto gli occhi di tutti. Mai così lontano da Napoli e con nella testa tante voci di mercato che ora fanno la differenza. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino