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Forse Mancini e Insigne sono l'arco e la freccia, forse Insigne e Mancini sono la corda e l'impiccato. Un'unica storia, inseparabili, poi vada come vada. Una cosa sola. Tra il ct e il suo campione del Napoli e tutti gli altri sembra che ci sia quasi un abisso. Un'investitura pubblica: prendi l'Italia e vai. E al centro del gioco dell'Italia deve esserci Insigne. Deve esserci, ci sarà. Dove? Ecco, questo magari sarà chiaro solo al momento del fischio di inizio, questa sera, in questo lunedì in cui l'Italia conoscerà il suo destino. Falso nove, come appare più probabile, con Chiesa e Berardi ai due lati, oppure sulla tradizionale corsia di sinistra. Da qui non si scappa: sono gli altri che dovranno fare i conti con il turnover e con i dubbi, ma Insigne a Belfast di sarà.
Se non ci fosse stata quella malefica manona di Sommer, Lorenzo Insigne avrebbe già mostrato quel cuoricino con le dita che è il suo modo di festeggiare ogni suo gol.
Potrebbe anche essere lui a calciare i rigori al posto di Jorginho. Pure a Mancini ha detto che è pronto a farlo. Un altro segnale della sua leadership in questa Nazionale. Nel caso, a prendere il posto dell'italo-brasiliano, il capitano del Napoli ha detto di essere pronto. O lui o Berardi. Peraltro, il talento di Frattamaggiore si è già rialzato dopo gli errori con il Napoli: ha ripreso il pallone e lo ha piazzato ogni volta sul dischetto. Se serve lui c'è. Come c'è Elmas. Che oggi rientra a Napoli ma dopo aver trascinato la Macedonia del Nord allo storico playoff per il Mondiale. Grazie alla sua doppietta nel 3-1 contro l'Islanda, i macedoni si confermano secondi davanti alla Romania (2-0 in Liechtenstein). E l'eroe di serata è stato Elmas.
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