Italia-Inghilterra, Wembley fischia l'inno di Mameli: a vuoto gli appelli

Italia-Inghilterra, Wembley fischia l'inno di Mameli: a vuoto l'appello di Southgate della vigilia
Nel confronto più impari di Euro 2020, ospiti di minoranza nel tempio del calcio, la curva italiana appare come una piccola macchia blu di orgoglio nazionale, immersa in un...

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Nel confronto più impari di Euro 2020, ospiti di minoranza nel tempio del calcio, la curva italiana appare come una piccola macchia blu di orgoglio nazionale, immersa in un mare bianco e rosso, e sovrastata inevitabilmente dal tracimante entusiasmo inglese, capace di trasformare Wembley - fin dai primi minuti della finale europea - in una bolgia assordante, aperta tra l'altro dai fischi all'inno italiano, nonostante gli appelli della vigilia. Lo stadio londinese diventa ancor più rumoroso, se possibile, dopo il gol in apertura di Luke Shaw, che scaccia anche le ultime paure della vigilia.

 

Italia-Inghilterra in diretta

 

Wembley fischia l'inno italiano

Come da previsione, la sfida del tifo sulle tribune si risolver nettamente a favore dei padroni di casa, ai quali la Uefa ha destinato 58mila biglietti a fronte dei soli 6mila tagliandi riservati alla rappresentanza italiana. In totale, sono circa 66mila gli spettatori della finalissima, il 75% della capienza massima consentita dallo stadio londinese, tra i quali c'è anche il nutrito gruppo di ospiti Uefa, circa 2.500 personalità tra il principe William, autorità politiche, come il presidente della Repubblica Sergio Mattarella o il premier britannico Boris Jonhnson, dirigenti sportivi (il presidente della Figc Gabriele Gravina), star come David Beckham e Tom Cruise, sponsor e media. Nessun favoritismo, però: tra supporters italiani e inglesi la sproporzione è inevitabile, e si giustifica con le perduranti restrizioni ai collegamenti internazionali, confermate da Downing Street anche per l'ultimo atto dell'Europeo, che impongono, a chiunque arrivi nel Regno Unito dalla stragrande maggioranza dei paesi europei (Italia compresa), l'obbligo di quarantena di 10 giorni.

 

 

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Una norma che affida dunque ai soli italiani residenti sull'isola la responsabilità di tifare per gli Azzurri di Roberto Mancini, fatta eccezione per i circa mille tifosi per i quali la Figc ha organizzato una trasferta blitz, di 12 ore, dispensandoli dall'autoisolamento Il cielo è grigio sopra l'arco di Wembley, gli improvvisi scrosci di pioggia e le temperature molto poco estive sembrano esaltare i Tre Leoni: l'Italia sbanda in difesa, alimentando l'entusiasmo dei tifosi di casa, che già prima del fischio d'inizio fanno risuonare a squarcia gola i loro canti propiziatori, dal tradizionale «Sweet Caroline» all'immancabile «Football is coming home». E quando i giocatori, di entrambe le nazionali, si inginocchiano contro il razzismo, forse per la prima volta dall'inizio del torneo, la stragrande maggioranza dei tifosi inglesi applaude il gesto di Sterling e compagni. Nessun fischio dagli spalti, quelli piuttosto vengono riservati all'Inno di Mameli, nonostante l'organizzazione alzi, e di molto, il volume degli altoparlanti, per coprire gli ululati. Stonati e inopportuni, come i tafferugli dei senza biglietti che sfondano - prima della partita - sfondano le transenne dei prefiltraggi per cercare di assistere dal vivo all'appuntamento con la storia, atteso nel Regno Unito da oltre mezzo secolo.

 

 

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Il Mattino