Atomiche napoletane. Nell’unica città nucleare dell’Ungheria l’Italjudo ringrazia le atlete made in Naples. Sorridono la Star Judo Club di Scampia e la...
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«La gara è iniziata col piede giusto. I primi due incontri li ho vinti per ippon (il primo di o uchi e il secondo di eri seoi), poi in semifinale ho battuto la kazaka Moldir Narynova (waza-ari) e in finale, invece, ho perso per shido contro l’inglese Kelly Petersen Pollard». Alle sue spalle Esposito si lascia la croata Lara Kliba e l’olandese Silja Kok. «Sicuramente la gara è andata molto meglio rispetto alle altre, sento piano piano, passo dopo passo, di essere migliorata un po’. Anche se il risultato non è quello cui ambivo», ammette Martina, allieva del maestro Gianni Maddaloni.
Precedono la figlia d’arte, invece, le croate Iva Oberan e Lara Cvjetko. «Sono soddisfatta del risultato, perché al di là della medaglia, questa gara mi ha lasciato molte sensazioni positive e tanti punti su cui migliorare. Certo sarebbe stato meglio l’oro, ma le sfide non sono finite qui e ho ancora altri obiettivi da raggiungere», dichiara fiduciosa D’Isanto. «Da lunedì si torna in palestra a lavorare, ma adesso mi godo la medaglia! Dedico il bronzo alla mia famiglia, a papà Bruno e mamma Giovanna (Tortora), ai miei allenatori, che mi hanno seguito sotto ogni aspetto, e al mio ragazzo Emanuele Graziani, che mi sostiene sempre», conclude Nicolle. Gli effetti sono noti. Armi di distruzione (di massa) delle avversarie sul tatami. Esplosive come il più celebre ordigno. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino