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Stadi chiusi, impossibile lavorare per gli osservatori di calcio. Ecco perché è nata l'Associazione italiana osservatori calcio (Aioc), presieduta da un ex direttore sportivo del Napoli, Carlo Jacomuzzi. Classe 1949, Jacomuzzi era arrivato a Napoli nella primavera del 1993, scelto da Ottavio Bianchi che stava per passare dalla panchina alla scrivania di direttore generale. Lavorò negli uffici del Centro Paradiso a Soccavo per due stagioni, sofferte più sotto l'aspetto finanziario che tecnico, perché la società di proprietà di Ferlaino era in crisi economica. Quel Napoli cedeva i migliori calciatori per iscriversi al campionato, Jacomuzzi rappresentò una presenza costante e discreta nello spogliatoio azzurro al fianco degli allenatori per gestire gruppi di giocatori preoccupati per i ritardi sui pagamenti degli stipendi e per le voci sul fallimento della società, che sarebbe arrivato nel 2004, quando quei dirigenti - Ferlaino, Gallo, Moxedano - erano da tempo usciti di scena.
Jacomuzzi, dopo le esperienze da direttore sportivo, si è dedicato al lavoro di osservatore anche per club inglesi, come Chelsea ed Everton.
Ed ecco perché l'Aioc ha aperto un dialogo con il presidente della Figc, Gabriele Gravina, anche sul tema previdenziale affinché questo lavoro, prezioso per i club e per gli allenatori, possa essere riconosciuto. «Aioc si pone come associazione di riferimento puntando al riconoscimento da parte di Coni e Figc, costituendo un albo degli osservatori calcistici professionisti nazionale. Senza dimenticare l’ambizioso target di definire insieme alle istituzioni un contratto federale al fine di tutelare i lavoratori della categoria. Per ottenere tali risultati, l’associazione sarà proattiva nel collaborare in sinergia con Figc e Settore Tecnico», spiegano i responsabili.
Il Mattino