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Non c'è pace per la Juve Stabia, alla seconda sconfitta di fila. L'undici di Colucci non riesce a ripartire dopo la sosta invernale, rimettendo in discussione tutto quanto di buono costruito nell'anno vecchio. Passa il Monopoli al Veneziani, legittimando il cambio di rotta con l'arrivo di Pancaro. Tre punti che consentono ai pugliesi di passare dalla zona play-out a quella play-off con la Juve Stabia che, invece, fallisce l'occasione di tornare quarta in classifica.
Un tempo per parte, la differenza sta tutta nella sterilità sotto rete della squadra campana, chiamata, col mercato aperto, a porre rimedio in un reparto che sembra davvero il tallone d'Achille dell'undici di Colucci. Il tecnico, per l'occasione, cerca varianti rispetto alla sconfitta di domenica scorsa col Monterosi al Menti. In difesa il ritorno di Cinaglia, dopo quasi due mesi dall'infortunio, Altobelli torna a centrocampo al fianco di Berardocco e Scaccabarozzi.
Nella ripresa Pancaro inserisce Piccinni per Rolando, passando così ad un 4-3-3 speculare a quello dell'undici di Colucci. Ed il Monopoli sembra rivitalizzato dal nuovo modulo. Al 15' i pugliesi sbloccano il match. A trovare il vantaggio è Mulè, più lesto di tutti sul corner dalla destra: il primo colpo di testa è ribattuto da Cinaglia, sulla corta respinta l'ex di turno (21 presenze con i gialloblù nel torneo 2020-2021) piazza la sfera alle spalle di Barosi. Juve Stabia che accusa il colpo. Al 24' Piccinni prova un tiro a giro dal limite che per poco non regala il raddoppio. Colucci passa ad un 4-2-3-1, ma i veri pericoli li crea ancora il Monopoli con Giannotti e Bussaglia. Finale con Silipo e Pandolfi che si affacciano pericolosamente dalle parti di Vettorel ma per la Juve Stabia è buio pesto. E domenica prossima la seconda esterna a Viterbo. «Gli episodi ci vanno contro - dirà Colucci a fine partita - Le occasioni le abbiamo avute, forse c'è stato qualche passaggio sbagliato di troppo, ma la squadra ha lottato fino all'ultima goccia di sudore. È un momento che ci va tutto storto. Ora dobbiamo lavorare e basta».
Il Mattino