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Cantano i piedi di Dries Mertens, soprattutto il suo destro, e il Napoli resiste in una situazione fisica e psicologica difficile. Domina la partita, poteva persino vincere, nonostante gli assenti per la Coppa d'Africa e i positivi per covid. L'attaccante belga diventa il simbolo della resistenza napoletana, è quello più pericoloso che tiene sulle spine Szczesny e la difesa della Juventus. E soprattutto segna un gran gol, un diagonale d'ostinazione che trafigge tre calciatori e il portiere juventino. Cross di Insigne, appoggio di Politano e gran tiro di Mertens. Una piccola luce, per un gennaio difficile fuori e dentro i campi. Con i calciatori come Mertens che diventano l'attimo di dimenticanza, dal dolore e dalle assenze, dalla classifica e dal domani incerto. Poi la Juventus pareggia, con Chiesa e un gol simile, solo più sporco di deviazioni e terra. Alla fine il Napoli si stringe a Mertens e al suo gol, come Zavattini si stringeva alle parole che scriveva, aspettando un tempo migliore. È un pareggio che sta persino stretto, e che sembrava lontanissimo solo due giorni fa, tra oscillazioni di decisioni d'Asl e attese di formazione, con gli uomini contati e l'animo in disparte. Mertens, il suo cuore allegro, il suo andar leggero a cercare il gol, hanno spinto il Napoli, lo hanno portato a un consapevolezza di sé anche nelle assenze, e alla fine la squadra è apparsa molto meglio di qualunque immaginazione giornalistica. Con gli errori, le imprecisioni, gli spazi lasciati, ma comunque ha tenuto, allo Stadium, con un orgoglio ammirevole e diversi tentativi, tutti di Mertens, un paio di tiri in area neutralizzati dal portiere polacco, e una punizione di poco alta. Urla di resistenza, mentre il tempo ticchettava sulla testa dei calciatori e sul campo, mentre il pallone scottava, e sopraggiungeva l'astrazione d'un episodio sfavorevole. Mertens doveva segnare e doveva farsi punto di riferimento, vista anche la settimana dell'addio di Lorenzo Insigne in verità apparso libero dai pesi delle responsabilità eccessive, molto sciolto e lontano dai mugugni soliti e dagli incespichi emotivi, l'assenza di Luciano Spalletti in panchina, e la formazione improvvisata.
Vanno lodati Ghoulam che tornava titolare e Di Lorenzo ormai veterano e irrinunciabile punto di riferimento in questo Napoli.
Il Mattino