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Ora si fa sul serio. Gattuso lo sa. È una finale e vede con il passare delle ore il petto dei suoi gonfiarsi. Gli occhi ieri mattina erano tutti puntati su Mertens e Petagna: era un allenamento di scarico e null'altro e i due attaccanti non sono sembrati delle schegge. Uno ha un fastidio alla caviglia che ancora non è andato via del tutto, l'altro ha un problema a un polpaccio che però non è muscolare. Insomma, non fosse domani sera la partita, i tempi per recuperare ci sono tutti. Ma poiché è davvero questione di istanti, la maledizione della prima punta continua a ossessionare Ringhio. Che, ancora non lo svela, ma ha pronto un piano B, o meglio un piano C: riportare Lozano prima punta, come con lo Spezia. Qualcuno sospira c'è Llorente ma in realtà è una opzione che è davvero margianel. Ma è chiaro che neppure la seduta di oggi sarà una prova generale. Anche perché ci sono i tamponi e un po' di ansia c'è, vista la positività di Fabian (è sempre asintomatico). Il vero test sarà quello di domattina a Reggio Emilia. Gattuso conosce cosa passa per la testa di un calciatore alla vigilia di una gara da dentro o fuori. E quindi ieri ha lasciato la squadra per conto suo: ha parlato brevemente ai calciatori e poi li ha lasciati liberi per la seduta di scarico, con Insigne ancora tra i più motivati. Gattuso, Riccio e gli altri dello staff, invece, sono stati a lungo nella sala video a vedere e rivedere la partita giocata dalla Juventus con l'Inter. Gattuso sa bene che non è quello il vero volto dei bianconeri ed è stato uno dei pochi passaggi fatti con il gruppo radunato: toglietevi dalla testa che la Juventus possa giocare due partite di seguito così, ha detto. L'arbitro è Valeri, lo stesso della finale di Doha nel 2014.
Quella con la Fiorentina doveva essere una prova generale.
Gattuso sa bene che il vero obiettivo è il ritorno in Champions e questa è solo la ciliegina sulla torta. È vero che questa partita non c'entra nulla con il campionato ma vincere con la Juventus e portare a casa la Supercoppa «ti rende più forte in testa», ripete Gattuso in queste ore. Ed è la testa che governa le gambe. D'altronde è una gara importante anche per far salire l'asticella delle mentalità.
Milik ieri ha iniziato a svuotare il suo armadietto. Ma è ancora presto per poter dire che il trasferimento al Marsiglia è cosa fatta. Il Napoli punta i piedi e detta le sue condizioni: vuole anche una clausola che gli vieti il ritorno in Italia nei prossimi 4 anni. Ovvio, a Milik non piace. Non è semplice trovare un punto di incontro. Villas-Boas, il tecnico dei marsigliesi, spinge per portarlo al Velodrome e ancora ieri lo ha chiamato.
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