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Trentasei pagine sono servite alla Corte federale d'appello della Federcalcio per spiegare per le motivazioni della sentenza che hanno inflitto il-15 alla Juventus sul caso plusvalenze, prosciogliendo invece tutti gli altri club coinvolti. Una decisione che troverà l'opposizione della società bianconera al Collegio di Garanzia presso il Coni, nonostante la sentenza «appaia decisamente robusta e ben motivata», spiega Marco Di Lello, ex procuratore della Figc. «La sentenza della Corte federale di Appello, aiuta a comprendere le ragioni di una così grave penalizzazione della Juventus e l’assenza di rischi fondati per i tifosi del Napoli. In premessa si chiarisce che la Procura Figc ha escluso dal ricorso la società SSC Napoli e la società AC Chievo Verona Srl, e i rispettivi dirigenti, per l’integrale assenza di operazioni di scambio dirette con la FC Juventus S.p.A. In sede di motivazione la Corte sottolinea come sia indiscutibile che il nuovo quadro fattuale, dimostrato dalle numerose dichiarazioni (derivanti dalle intercettazioni), dai documenti e dai manoscritti di provenienza interna alla FC Juventus S.p.A. e che hanno tutti una “natura essenzialmente confessoria”… tale da indurre la Corte stessa a dirsi colpita dalla pervasività ad ogni livello della consapevolezza della artificiosità del modus operandi della società stessa, arrivando a definire inquietante il “Libro Nero di FP” (cioè Fabio Paratici) classificato come un normale “appunto” di lavoro dalla Juventus, e dall’ intercettazione tra Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene: “… è tutta la merda che sta sotto che non si può dire”».
Di Lello legge attentamente le motivazioni: «Il materiale raccolto dalla Procura di Torino induce dunque la Corte a ritenere sussistente, in capo alla FC Juventus S.p.A.
Il Mattino