Juventus, nona sinfonia d'applausi: dirige sempre Cristiano Ronaldo

Juventus, nona sinfonia d'applausi: dirige sempre Cristiano Ronaldo
Un'altra perla nella collana di scudetti della Juventus, il nono consecutivo, che porta il totale a 36 o 38, come rivendica il club bianconero che considera suoi i titoli...

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Un'altra perla nella collana di scudetti della Juventus, il nono consecutivo, che porta il totale a 36 o 38, come rivendica il club bianconero che considera suoi i titoli cancellati da Calciopoli. Il primo tricolore di Maurizio Sarri, dopo il tris di Conte la cinquina di Allegri. L'ennesimo trionfo, piagando la concorrenza ancora una volta non troppo convinta, o non all'altezza di insidiare la leadership bianconera, l'Inter e la Lazio costrette ad accontentarsì del biglietto per la Champions. Secondo scudetto italiano per Cristiano Ronaldo, dall'alto dei suoi oltre 30 gol e del carisma sempre determinante.


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Uno scudetto di Sarri ma senza il sarrismo, progetto di gioco abbandonato dal tecnico strada facendo per adattarsi alle caratteristiche della rosa bianconera, non più così abbondante per una serie di infortuni, a cominciare da Chiellini, già fuori gioco a fine agosto, ma anche Khedira, Demiral, Douglas Costa, DeSciglio, ma anche per la cessione di Emre Can. Un titolo messo in cassaforte con la ripartenza lanciata, grazie a un calendario amico alla ripresa del campionato a giungo: poker di vittorie, con Bologna, Lecce, Genoa e Torino, dopo la delusione della Coppa Italia persa ai rigori contro il Napoli. Poi la piccola frenata, gli affanni e le difficoltà contro le squadre più in forma del momento, il Milan (da 2-0 a 2-4, «blackout inspiegabile», per Sarri), l'Atalanta e il Sassuolo, prima dell'allungo definitivo, complici il crollo della Lazio e i risultati altalenanti dell'Inter, con l'Atalanta troppo tardi a ridosso della zona-scudetto.
 
Qualche nodo tattico difficile da risolvere, la consistenza di Ronaldo e Dybala, il dilemma tra la formula del tridente o l'assetto con il trequartista, il rendimento non soddisfacente di alcuni, Bernardeschi, Rabiot, Ramsey, la difesa non più insuperabile come ai tempi della BBC, il Pjanic discontinuo, e in partenza, non hanno fermato l'ennesima marcia tricolore dei bianconeri, iniziata ad agosto con Sarri costretto a casa dalla polmonite e sostituito in panchina dal vice Martusciello, nelle prime due partite, l'1-0 di Parma firmato da Chiellini e il pirotecnico 4-3 sul Napoli all'Allianz Stadium, con i bianconeri in volo sul 3-0 e poi raggiunti, prima dell'autogol decisivo di Koulibaly al 92'. Un segnale che la stagione sarebbe stata un pò più difficile delle altre, lontana dai record di punti e di gol subiti, ma comunque vincente.

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Il primo colpo alla concorrenza è stato il braccio di ferro vinto contro l'Inter alla settima giornata, con ilo zampino di Pipita Higuain, un mese più tardi la piccola crisi con CR7, sostituito al 55' e in fuga dallo stadio. Un caso, legato a un piccolo infortunio del fuoriclasse portoghese, rientrato dopo la rigenerante parentesi con la nazionale lusitana. Ronaldo in tribuna a Bergamo ma Juve vittoriosa in rimonta, dopo la sfuriata della Dea, grazie alla coppia Dybala-Higuain. Qualche battuta a vuoto, 2-2 casalingo con il Sassuolo, la netta sconfitta all'Olimpico con la Lazio, ripetuta a fine 2019 nella Supercoppa italiana giocata a Ryad. Ma a inizio 2020 la Juve è ripartita di slancio, mettendo sotto Cagliari, Roma, Udinese, Parma, prima del periodo forse più difficile, con due sconfitte senza attenuanti in tre partite, a Napoli e Verona. Ma prima dello stop per il lockdown, i bianconeri hanno messo le cose a posto, con il 2-0 sull'Inter nell'Allianz Stadium deserto, che li ha riportati in testa prima del lunghissimo stop del campionato. Al ritorno in campo, i bianconeri hanno sfruttato le partite più facili e scavato quel solco di nuovo incolmabile verso l'ennesimo scudetto, diventato vicinissimo grazie al 2-1 sulla Lazio, con il marchio di Cristiano Ronaldo.

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Il Mattino