"Tutto posso in colui che mi dà la forza”. Colpisce davvero la frase scelta sul suo profilo whatsapp. Versetto 13, capitolo 4, Lettera di San Paolo apostolo ai...
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Canta Napoli, ancora una volta, esulta l’Italia. Aspettative della vigilia ben riposte e ripagate a dovere. “Vado là per vincere. Me l’ha ripetuto con insistenza per venti giorni” ammette il padre Alessandro, scudettato con la Benetton e protagonista con l’Italrugby. “In famiglia di mondiali ne abbiamo disputati diversi: io da atleta con la maglia azzurra, mio figlio Emilio con la Nazionale italiana under 20 e questo è il primo per Giovanna” chiarisce il rampollo d’arte, discendente di Elio, eccezionale mediano di mischia, due volte campione d’Italia con la Partenope Rugby nel 1964-65 e 1965-66. “Da padre e da tifoso emozione grandissima: sembrava mi scoppiasse il cuore. Sulle gradinate insieme a mia moglie Maria e al maestro Gianni Maddaloni, che impartiva consigli tecnici a Giò. Decisamente meglio quando gareggiavo: combatti e non pensi a niente. Da fuori è stata dura. Sprigionava convinzione, mi ispirava fiducia, mi rassicurava che sarebbe arrivata in fondo: è riuscita nel suo intento”. Riserva complimenti a dismisura nei confronti della famiglia Maddaloni e si congratula di cuore con la fresca medagliata. “Sono contento, molto felice, perché vivo unicamente di sport. Sono veramente onorato di quanto realizzato da mia figlia. Un grazie sentito alla Star Judo Club da tutta la famiglia Fusco”.
Scampia c’è sempre con i suoi migliori talenti, ormai apprezzati ovunque. La periferia di Napoli diviene centro del mondo. Solo in apparenza ‘O Maè non si scompone. “Il cuore fuoriusciva dal petto. Gli argentini tifavano per noi: stretta una fratellanza sudamericana. Abbiamo gridato insieme. Incitavo Giovanna a non arrendersi. Dobbiamo portarla a casa. Vinta una battaglia di nervi e resistenza” scarica così l’adrenalina accumulata Gianni Maddaloni, straconvinto prima della partenza dell’esito favorevole della competizione.
“E’ stata una bella gara tirata. Continuo ad andare avanti, pensando a fare sempre meglio”. Low profile e mentalità vincente per Giovanna Fusco, sostenuta dalla compagna Martina Esposito durante ogni fase del match, dimostrando unità, altruismo e sincera amicizia. Al tappeto finisce la canadese Krapman. Secondo incontro contro la giapponese Nakaya incredibile. Vittoria in tasca ma gli attacchi non vengono attribuiti alla napoletana. Sfuma immeritatamente la finale per il gradino più alto: incidono le decisioni arbitrali. “Furto con scasso” si direbbe all’ombra del Vesuvio. Giovanna non cede, si rialza, catalizza la sua rabbia e polverizza la croata Lara Cvjetko, campionessa d’Europa incontrata a giugno. Rivincita e riscatto. Segue il capolavoro contro la brasiliana Thayane Lemos (strangolamento).
Ennesima dimostrazione che il lavoro d’equipe con i tecnici Mimmo D’Angelo, Vincenzo Santoro, Lino Esposito, sotto l’egida di Pino Maddaloni, oro alle Olimpiadi di Sydney nel 2000, funziona, premia, paga: risultati frutto di tenacia e passione. Ore e ore di allenamento. Senza distrazioni, senza alibi.
Gli incoraggiamenti di Gianni Maddaloni sono serviti. “Prevale la sua voce anche a distanza, inconfondibili le sue urla udite via web”. Nel segno del judo partenopeo, nel segno della forza, incapsulata ed erogata al momento opportuno. Oro, argento, bronzo in tre significative rassegne. Congratulazioni Giovanna. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino