Metti un ipogeo del 500 gioiello di un frantoio restaurato a Trepuzzi, aggiungi la puccia salentina, le specialità leccesi e un buon bicchiere di vino. Sullo sfondo un...
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Eppure tutto nasce su whatsapp. Massimo Petrillo, presidente del club, racconta: «Eravamo un po' casarecci, tutti residenti a Lecce, tutti napoletani, tutti appassionati degli azzurri. Al massimo ci scambiavamo qualche messaggio. Poi l'appetito vien mangiando, ed un nostro amico che ha un frantoio a Trepuzzi ha messo a disposizione la sala che era più l'occasione per ritrovarsi per un conviviale che altro».
Ma al cuore non si comada. «E siamo diventati club, con tanto di affiliazione all'Associazione Italiana Napoli Club di Saverio Passaretti, l'annotazione all'ufficio del registro. Davvero tutto». E non finisce qui. «Tra due mesi inaugureremo la sede a via Verona numero 2. È cominciato per gioco ed ora siamo ottanta».
Trasferte, beneficenza, occasione per ritrovarsi negli appuntamenti più importanti dell'anno anche se non corrispondono alle partite del campionato. Il Napoli club Lecce, come direbbero a Barcellona è «mas que un club».
«A Lecce non esistono altri club di squadre di serie A, ad eccezione di quelle della squadra giallorossa e noi abbiamo crerato un unicum. Siamo tutti professionisti: medici, avvocati, appartenenti alle forze dell'ordine. Mi faccia fare una battuta, ci piacerebbe essere dei massoni azzurri. La cosa bella è che tra di noi ci sono anche tanti bambini. Prima i figli di napoletani a Lecce tifavano Juve o Inter. Ora c'è l'orgoglio di tifare Napoli anche a scuola con gli amichetti. E questo lo dobbiamo a De Laurentiis».
Domenica Lecce-Napoli. «Saremo allo stadio, rigorosamente settore ospiti ma, per rispetto, non esporremo lo striscione. Abbiamo degli ottimi rapporti con i ragazzi di Lecce e per me vuole essere una carineria nei loro confronti». Poi sul campo si tifa azzurro. «Da tutta la Puglia perché ci sono club anche a Brindisi e Monopoli. Peccato solo che questa città potrebbe recitare un ruolo importante nel Sud se solo capisse che deve creare sinergia ed invece spesso è un gioiellino che si rinchiude su se stesso senza riuscire a competere. Un esempio? Era candidata con Matera come capitale della cultura. Ha perso la sfida avendo ampiamente la possibilità di vincerla». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino