Luna Rossa, sogni d'oro con la rivincita di Sibello

Luna Rossa, sogni d'oro con la rivincita di Sibello
Finalmente un giorno di riposo vero per il team di Luna Rossa, dopo settimane di lavoro non stop alla base di Auckland in cui sono stati coinvolti tutti i dipartimenti. Con la...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Finalmente un giorno di riposo vero per il team di Luna Rossa, dopo settimane di lavoro non stop alla base di Auckland in cui sono stati coinvolti tutti i dipartimenti. Con la soddisfazione della vittoria delle semifinali e la serenità che finalmente gli sforzi hanno dato i frutti sperati. «I ragazzi hanno portato benissimo la barca, come avevamo programmato nella pretattica prima della regata» dice lo skipper Max Sirena, uomo diretto, di pochi convenevoli: «La cosa che ci dà più soddisfazione sono le performance della barca e il modo di comunicare a bordo molto migliorato. È solo il primo step. Da domani pensiamo alla finale che sarà difficilissima, quindi testa bassa e concentrati». In effetti rispetto ai Round Robin sono sicuramente migliorate le modalità di comunicazione tra i due timonieri fuoriclasse della Luna, il palermitano Checco Bruni e l’australiano Jimmy Spithill. Talento naturale determinato, ma anche estroso, Bruni, quanto quadrato e freddo Spithill. Ma un ruolo importante in questo lo ha avuto anche la ridefinizione del ruolo di Pietro Sibello, 45 anni di Alassio, che al compito di regolare la randa, la vela principale che sugli AC 75 è a doppia pelle e senza boma, ha aggiunto quello di osservare il campo di regata e supportare i timonieri nelle decisioni tattiche. Ma chi è Pietro Sibello? «Un ragazzo d’oro, come il fratello Gianfranco, il figlio che ciascuno vorrebbe avere. Sempre pronto ad aiutare senza porsi secondi fini» dice chi lo conosce bene. Un grande campione che è riuscito a superare ostacoli e ingiustizie e oggi si trova a dare un contributo a una avventura sportiva unica come è la Coppa America, va aggiunto.

Ma facciamo un passo indietro e partiamo dal padre, Francesco Sibello, prodiere di Giampiero Dotti che in Tempest prende parte ai Giochi di Monaco del 1972, quelli dell’eccidio della squadra israeliana. La vela è a Kiel e Dotti-Sibello si piazzano 14°. In quell’ edizione il mito sovietico Valentjin Mankin, in Tempest, vince una delle sue medaglie d’oro. Pietro e Gianfranco sono i figli di quel Francesco. La mamma è tedesca. Loro corrono in 49er, il veloce skiff olimpico. Vincono, sono forti e rappresentano l’Italia prima ad Atene 2004 e poi a Pechino 2008, Quingdao per la vela. 

Ed è qui che va in scena la grande ingiustizia. Gli italiani entrano in Medal Race e hanno una medaglia a portata di mano, forse l’oro. Tagliano il traguardo ed è bronzo. Già festeggiano. Peccato però che all’arrivo emerga che uno scafo con numero velico croato, ha a bordo l’equipaggio danese senza che i concorrenti, Sibello compresi, lo sapessero e potessero impostare la tattica su di loro. Era successo infatti che i danesi, rotto l’albero, si fossero fatti prestare la barca dei croati, già eliminati. Come se Valentino Rossi, rotta la sua Yamaha, entrasse al box e si facesse prestare per finire la corsa, una Honda. Un fatto grave, contrario a principi e regole della Classe, che la giustizia sportiva internazionale competente, con giustificazioni risibili e dubbie, non condanna, relegando i Sibello al quarto posto, la medaglia di legno. Pietro, il timoniere, e Gianfranco, però non mollano e sognano la rivincita a Londra 2012. Nell’inverno però Pietro sta male e deve sospendere l’attività per mesi. Solo dopo accertamenti infiniti viene fuori il problema che è superato, ma nonostante il parere di luminari della medicina, non per la burocrazia medica centrale che deve dare l’idoneità agonistica per Londra. Per Pietro quindi fine del sogno olimpico, ma naturalmente non della vela.

Poi per lui sorge Luna Rossa che ora, anche col suo contributo, fa di nuovo sognare. «Finora le performance con vento forte non ci avevano soddisfatto – spiega ancora col casco in testa Sibello –ma abbiamo lavorato tantissimo per migliorare, e questo ci fa ben sperare per il futuro. Sono molto contento per il team che ha continuato a dare il massimo in ogni momento. Ovviamente la strada è ancora lunga, ma questo risultato ci dà un buon aiuto per andare avanti con positività». 

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino