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Ha tirato fuori dal cassetto le foto, i biglietti aerei, i referti medici. E tanto odio. Dopo vent'anni. Mavys Alvarez era una sedicenne ragazza cubana quando incontrò Diego Maradona a L'Avana, dove si era rifugiato per disintossicarsi dalla cocaina sotto l'ala protettrice di Fidel Castro. In realtà, l'ex capitano del Napoli e della Seleccion argentina continuava la sua vita. E in quel suo mondo di terribili eccessi entrò Mavys, che dopo vent'anni si è presentata prima in tv e poi al tribunale di Buenos Aires per denunciare al giudice Daniel Rafecas le violenze fisiche e psicologiche subite quando era la fidanzata di Diego.
In un'intervista al canale televisivo del sito argentino Infobae ha confermato di essere diventata tossicodipendente a causa di Maradona, che la spinse a sniffare cocaina. Era finita in un abisso «al punto da aver pensato più volte di uccidersi». Un rapporto malato perché Mavys, che ha oggi 36 anni, dichiara che Diego la picchiava e una volta la violentò in casa mentre sua madre tra le lacrime implorava di aprire la porta dell'appartamento. «Mi coprì la bocca per non farmi strillare e abusò di me».
Il mondo si prepara a celebrare l'anniversario della morte di Diego giovedì 25, ma il Pueblo Maradoniano - gruppo di tifosi appoggiato da Dalma e Gianinna, le figlie del Pibe e Claudia Villafane - resterà in silenzio. Spiega il portavoce Diego Pestana: «Faremo gli omaggi in altri giorni, non in questo che è così triste. È aperta la questione dell'inchiesta della magistratura per omicidio con dolo eventuale e questo deve essere un giorno in cui chiedere ancora una volta giustizia».
Il Mattino