Maradona, il murale ai Quartieri: opera record dal degrado al culto

Maradona, il murale ai Quartieri: opera record dal degrado al culto
L'amore incondizionato dei tifosi, l'iniziativa spontanea dei cittadini e l'arte come generatrice di fenomeni sociali. Un pizzico di viralità attraverso i...

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L'amore incondizionato dei tifosi, l'iniziativa spontanea dei cittadini e l'arte come generatrice di fenomeni sociali. Un pizzico di viralità attraverso i social e le tv che ha fatto il resto. Sono tutti gli ingredienti che hanno reso il murale ai Quartieri Spagnoli, dedicato a Diego Armando Maradona, un'opera di culto. Negli ultimi due anni in quello che oggi si chiama «Largo Diego Armando Maradona» sono passati centinaia di migliaia di turisti. Da quel 20 novembre 2020, giorno della scomparsa del campione argentino, le immagini delle persone riunite sotto al murale per rendere omaggio a El Pibe de Oro hanno fatto il giro del mondo.

Ora l'opera è una tappa fissa per chi viene a Napoli. Un modo per rendersi conto di come siano cambiati i Quartieri Spagnoli. Una zona che si è autonomamente adeguata al flusso continuo dei turisti. A un anno dalla scomparsa di Maradona, poco e niente è stato fatto in città dalle istituzioni.

Il Comune di Napoli soltanto in futuro, forse, installerà in modo definitivo la statua donata al popolo dall'artista Domenico Sepe e che rappresenta Pelusa. L'opera in bronzo dedicata a quest'utlmo fu posta fuori lo stadio che oggi porta il suo nome e tolta dopo qualche ora. Mentre è rimasto un mistero il destino del «museo» dedicato al fuoriclasse di Villa Fiorito. Un «contenitore» tutti i cimeli spontaneamente portati dai tifosi all'esterno dell'ex San Paolo il giorno della morte di D10S

È stata la Società Sportiva Calcio Napoli, in occasione della sfida casalinga contro la Lazio disputata pochi giorni dopo l'anniversario del decesso del campione, ad aver organizzato un piccolo evento tra le porte del «Diego Armando Maradona». Per l'occasione, tra cori e affascinanti giochi di luci, è stata rivelata un'altra statua, quella donata al club azzurro dall'ex manager di Maradona, Stefano Ceci. Un episodio che ha scatenato alcune polemiche tra la famiglia di Diego e il presidente Aurelio De Laurentiis (che nel frattempo ha anche lanciato una linea di magliette da gioco dedicate a El Pibe de Oro).

«Dovevamo rendere memorabile la vittoria del secondo scudetto - ha raccontato Antonio Esposito detto Bostik, custode del murale e gestore del baretto «La bodega di D10S» - così abbiamo chiesto a Mauro Filardi un nostro compagno della curva (Bostik faceva parte del gruppo ultras «Teste Matte», ndr) di realizzare un murale gigante per Maradona». Così il giovane Filardi, artista autodidatta e noto nel quartiere perché bravo a fare tatuaggi, nell'aprile del 1990 diede vita uno delle opere di street art più grandi ad essere apparse sopra la parete di un palazzo. Purtroppo l'autore del murale è poi scomparso prematuramente. 

Nel 2016 l'opera versava in condizioni critiche. A 26 anni dalla nascita il murale di Maradona era scolorito e scrostato dal muro. Il volto di Diego e la maglia azzurra che indossa erano irriconoscibili. Così Salvatore Iodice, artista del riciclo la cui «missione» è quella di restituire dignità agli angoli abbandonati dei Quartieri Spagnoli, chiese e ottenne il permesso di restaurare l'opera. «Devo ringraziare la famiglia di Mario Filardi se ho avuto questa possibilità - ha spiegato Iodice - Sempre grazie a loro sono entrato in possesso dei bozzetti originali del murale. Ho anche scoperto degli aneddoti particolari, ad esempio, il pezzo di vetro che rappresenta l'orecchino portato da Maradona fu dato da una signora che abita in zona».

Iodice ha dovuto anche rimediare ad un abuso: «Sul volto di Diego comparse una finestra. Per poter recuperare il volto del campione dovetti applicare un pannello di legno. È stato un lavoro breve ma molto intenso. Per me è stata anche un'esperienza particolare, in quanto ho dovuto lavorare in altezza utilizzando un elevatore prestato dal Comune». Nella casa alla quale appartiere la fatidica finestra abita Ciro Vitiello, salumiere che lavora li vicino: «Quando sono andato ad abitare in quell'appartamento la finestra già c'era. Poi mi è stato chiesto del restauro e non potevo certo oppormi, sono un grande tifoso del Napoli e amo Maradona».

Oggi Ciro da quella finestra guarda ogni giorno un quartiere diverso: «È davvero emozionante osservare tutti questi turisti venire fino a qui per ammirare il murale. Un giorno un ragazzo di Brescia mi ha chiesto di essere fotografato mentre si affacciava sul volto di Maradona. L'ho fatto entrare in casa e così gli amici da giù hanno potuto fotografarlo mentre si sporgeva sulla faccia di Diego». A completare il restauro ci ha poi pensato l'artista argentino (guarda caso!) Francisco Bosoletti. A quest'ultimo fu chiesto di rendere il volto di D10S più umano, dandogli le sembianze che oggi tutti conoscono. Poi il gruppo di amici e tifosi hanno dato una ripulita all'intero spazio, rendendo «Largo Diego Armando Maradona» un posto accogliente. 

«Prima qui c'era una discarica - ha detto Bostik - ora c'è invece una realtà nota in tutto il mondo». «Non credevo di poter dare il via a un fenomeno del genere - ha osservato Iodice - ma in fondo l'arte è un generatore di positività. Un luogo deve essere guardato per essere raccontato. Èd è questo quello che è accaduto al murale dedicato a El Pibe de Oro». Sono tre i momenti che il custode dell'opera ricorda con più affetto: l'arrivo in Largo Diego Armando Maradona di Bruno Conti, campione del mondo nel 1982, con un'enorme corona di fiori. Quello di Daniele Adani, ex calciatore ed oggi commentatore televisivo, che nonostante la pioggia si è inginocchiato a pregare davanti al murale. E infine quello di Dalma Maradona che si è profondamente commossa nel notare quanto ancora oggi i napoletani amino il papà scomparso. 

L'intero spazio è caratterizzato da una grande quantità di cimeli portati da tifosi e turisti per Diego. Sciarpe, magliette, targhe fotografie e dediche donate spontaneamente in memoria del campione argentino. Gli oggetti più «preziosi» sono conservati all'interno di un altarino. «Sciarpe e maglie appartengono a squadre di qualsiasi paese e categoria - ha precisato Bostik - la targa alla quale sono più affezionato è quella portata dai tifosi del Boca Juniors (la squadra argentina nella quale ha giocato Maradona prima di giungere in Europa, ndr). Nella teca dell'altarino ci sono un pallone di marmo dal peso di 60 chili regalato da un artista napoletano, e la chitarra donata dal musicista Maurizio Affuso».

Largo Diego Armando Maradona è un museo a cielo aperto oltre che un luogo di culto. È già stata fatta richiesta di rendere pedonale il vicolo adiacente al murale. Ma Bostik ha un altro obiettivo: far diventare l'opera un bene culturale. Ad oggi chi vuole e vorrà rendere omaggio al D10S del calcio può di sicuro andare allo stadio e scorgere dai tabelloni la nota statua. Può anche decidere di recarsi in altre zone di Napoli e provincia dove ci sono ulteriori e bellissimi murales dedicati a El Pibe de Oro. Ma quello sito ai Quartieri Spagnoli resta il più accessibile e caratteristico.

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Il Mattino