OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
L’estate più vincente che la storia dello sport italiano ricordi mobilita anche Palazzo Chigi e il Quirinale. Che, va detto, hanno seguito con grande attenzione l’incredibile sequenza di successi aperta dalla Nazionale di calcio di Roberto Mancini e chiusa dalle ragazze della pallavolo, fresche campionesse d’Europa.
Prendete le Olimpiadi, la sequenza delle notizie era quasi scientifica: medaglia di un atleta azzurro, i complimenti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e quelli del presidente del Consiglio Mario Draghi. Con il premier che a volte riusciva a twittare in tempi più rapidi di quanto il capo dello Stato impiegasse per sentire al telefono il presidente del Coni Giovanni Malagò. Fatto sta che Mattarella, che da sempre è molto vicino al mondo dello sport, si è mobilitato immediatamente affinché tutti gli atleti autori delle imprese potessero ricevere un riconoscimento ufficiale dal Colle, un’onorificenza.
E qui sorge il problema: una legge del 2017 fissa a 3.500 il numero massimo di riconoscimenti che il presidente della Repubblica può concedere in un anno, indipendentemente dal grado dell’onorificenza stessa. Ma con uno sport così - e con un’Italia che grazie al cielo continua ad avere un ampio numero di eccellenze meritevoli di un titolo - Mattarella si è trovato di fronte al rischio di sforare la quota.
Quando l’Italia del calcio ha alzato a Wembley la coppa dell’Europeo nessuno immaginava ancora quello che sarebbe successo nei due mesi successivi. Il presidente della Repubblica - che aveva seguito parallelamente anche le imprese di Matteo Berrettini a Wimbledon - invitò subito al Colle il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina e tutta la truppa azzurra. Di cui il tennista romano, in prima fila anche a Wembley dopo la finale persa contro Djokovic, era ormai parte integrante. In quell’occasione - era il 16 luglio - Mattarella nominò Gravina e il ct Mancini Grandi Ufficiali, il team manager Oriali e il capo delegazione Vialli Commendatori, mentre a tutti i giocatori venne conferita l’onorificenza di Cavaliere, eccezion fatta per il capitano Chiellini, nominato Ufficiale. E siamo a 30.
Ma è a Tokyo che i numeri sono letteralmente andati in tilt. E non è un caso che il provvedimento del Cdm arrivi a pochi giorni dal 23 settembre, giorno in cui le squadre azzurre olimpica e paralimpica saliranno al Colle per la cerimonia di restituzione del Tricolore.
Alle Olimpiadi l’Italia ha realizzato il suo nuovo record a cinque cerchi, con 40 podi (10 ori, 10 argenti e 20 bronzi). Ma le onorificenze sono molte di più, considerando le medaglia arrivate dalle staffette o dagli equipaggi in mare. Vi risparmiamo i conteggi: il totale è 66 (considerando che qualcuno di medaglie ne ha portate a casa due). Stesso discorso per le paralimpiadi dove i podi sono 69 (14, 29 e 26) ma le medaglie “numeriche” ovviamente sono molte di più.
E poi, dulcis in fundo, sono arrivate le 14 azzurre di Mazzanti che hanno portato l’Italvolley in trionfo a Belgrado. Numeri da capogiro anche perché tirano in ballo anche chi un’onorificenza l’ha già ricevuta, come i campioni della scherma Aldo Montano o Bebe Vio. In quel caso s’intende assegnato il titolo di grado superiore (Cavaliere, Ufficiale, Commendatore, Grande Ufficiale). E poi, attenzione, l’anno sportivo mica è finito qui.
Leggi l'articolo completo suIl Mattino