Zielinski capitano coraggioso: tutti in piedi per il principe Piotr

Zielinski capitano coraggioso: tutti in piedi per il principe Piotr
Si immedesima in ogni azione e stupisce a ripetizione. Ecco la partita di Piotr Zielinski. Principe del gioco e capitano della squadra. Esce dal caos del gioco con passione,...

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Si immedesima in ogni azione e stupisce a ripetizione. Ecco la partita di Piotr Zielinski. Principe del gioco e capitano della squadra. Esce dal caos del gioco con passione, tecnica e classe. Ha l'irruenza e le risorse, inventa cunicoli, prova palloni per tutti: da Petagna a Lozano, da Malcuit ad Elmas, che poi su calcio d'angolo fa anche segnare. Quando gioca così si eleva senza contraddirsi una sua specialità , trova la giusta espressività senza esiliarsi, diventando il cervello che controlla ogni respiro della squadra. In una partita difficilissima, in svantaggio fisico, con un grande possesso e un grande sacrificio nel contenimento, domina le manovre del Napoli, detta il fraseggio e permette il raggiro. Ogni volta che ha il pallone spiazza, costruendo o strappando, avanzando o girando in tondo, trasmettendo sicurezza, con regalità pedatoria. Ogni sua rifinitura diventa risorsa, è il metronomo che regola i temporeggiamenti e gli avanzamenti, i ripieghi e gli strappi, conservando sempre il dettaglio imperiale. Zielinski non ha linearità del rigoroso, si perde, spesso sparisce, ma ha sempre la luce. Anche i passaggi bloccati, le palle non capite, i tocchi sbilenchi lasciano presagire un pensiero di livello superiore e mettono gioia, perché denunciano l'azzardo, la ricerca dello stupore, la distribuzione della bellezza. La sua visione del gioco consola sempre: avvista un approdo, intuisce uno spazio, allarga un corridoio impensabile, ricamando un mondo per i palloni che gestisce. È come se giocasse sempre di profilo, come gli eroi greci venivano ritratti, sta sul filo dell'eversione, porta la sua essenza di lato, per poi sfilare, avanzare, farsi guascone con ebbrezza, fino ad apparire impetuoso, con una intensità che provoca scintille. E tutto questo Luciano Spalletti pare saperlo, perché lo segue con apprensione, lo accarezza con la voce, accompagnandone i gesti, supportandone le azioni. Il suo fervore, geometrico e incisivo, ha dominato buona parte della gara, trovando un meraviglioso supporto nel calcio-rugby di Petagna, tra spinte, gomitate, ammaccamenti e accovacciature: col pallone e senza. Così il Napoli ha vinto. Col cardinale (punto e prelato maggiore) Zielinski e con il curato di campagna Petagna, il resto è Elmas.

La lista delle finezze zieliskiane è lunga: e va dal palleggio all'arpeggio, dalla prepotenza al cambio di passo, un vero e proprio tiranno del centrocampo napoletano. Quando la sua andatura muta col tocco, quando non si disperde ma si immedesima nella centralità della squadra, Zielinski diventa il più elegante tra gli eleganti, e anche il calciatore fondamentale del Napoli. A questo punto sarebbe sbagliato chiedergli di inoltrarsi in una costanza che non gli può appartenere, bisogna tenerselo così: con i suoi improvvisi colpi di dominio, con le sue finzioni, i misteri, e i tocchi geniali. Il talento fa quello che vuole alla ricerca dell'istante consolatorio, del colpo meraviglioso che fa calare l'oblio sulle mancanze, che chiude la memoria rispetto agli errori. L'imprevisto di genio vince ogni contrasto sull'ordinarietà della costanza, e la forbice tra l'essere tutto e l'essere niente gioca a tagliare il campo, accarezzando l'erba e perdendo i palloni o rendendoli unici, come quello a rientrare su calcio d'angolo perfetto per la testa di Elmas. Zielinski l'oscillante: a volte glorifica il suo pensiero a volte lo smarrisce. Svuota e riempie, ondeggia, dribbla, mette in subbuglio, diventa circense oppure sparisce, segna, fa segnare e sempre col tratto da cineasta che illumina gioco e partita. Perché è la misura e l'eresia, ma soprattutto è l'agguato della fantasia. 

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Il Mattino