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IMPUTATO IN CARBONIO
Motivo del contendere? Un deflettore posto davanti alla ruota posteriore che, a detta di Noale - e di Honda, Suzuki e Ktm - genererebbe carico aerodinamico, grazie a delle alette poste nel suo incavo. Lo stesso Rivola aveva intimato una settimana fa Gigi Dall’Igna, grande capo Ducati, che se avessero utilizzato questo “cucchiaio”, ci sarebbe stata una protesta ufficiale. Così è stato: quando la GP19 di Jack Miller è rientrata ai box senza sella, è stata immediatamente presa dagli uomini della Dorna per essere analizzata. In molti avevano pensato ad una analisi per quella sella scollatasi, ed invece l’imputato era proprio quel deflettore in gergo “water deflector”.
SUL FILO
Ed è proprio questo il punto. Questione di interpretazioni sul filo del regolamento. Il dispositivo dovrebbe essere utilizzato in condizioni di pista bagnata per diminuire il fenomeno di aquaplaning. Ducati, dalla sua, ha un chiarimento firmato da parte di Danny Aldridge, dt del campionato, che attesterebbe la validità e la conformità dell’elemento. «Tutti i costruttori hanno accesso ai dettagli tecnici ed alla spiegazione che Aldrige ha inviato giorni fa» ha riferito Paolo Ciabatti, direttore sportivo Ducati. Alla stessa maniera però, lo stesso Rivola sottolinea come la spiegazione sottolineasse «un dispositivo non deve avere alcun effetto aerodinamico». Per un tecnico come lui, proveniente da Maranello, abituato agli intrighi della Formula 1, questo è pane quotidiano. «Davanti al ruota posteriore l’ala viaggia molto velocemente. Più l’aria è veloce più è sufficiente una piccola aria per generare carico aerodinamico» e avere miglior trazione in uscita di curva.
SENZA VINCITORI
Ma non serviva per raffreddare lo pneumatico posteriore per piloti come Petrucci e Miller, alti e pesanti? Un’accusa va comprovata però, e la briga se l’è presa proprio Aprilia, con tanto di grafici e dati. Rivola rilancia: «Sono loro che devono dimostrare, con i dati, che quello spoler non genera carico». Ecco perché, una volta presentata protesta ufficiale, pur sapendo che sarebbe stata rigettata, era già pronto l’appello. Anche perché, a fine gara, come si sarebbe potuto sconfessare l’accettazione da parte di Aldridge di pochi giorni prima? Ed allora, pilatescamente, la palla passa alla Corte di Appello della Federazione. Ed il mondiale 2019, non ha ancora il suo primo vincitore. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino