Mourinho e la Roma: perché i conti (ancora) non tornano

Mourinho e la Roma: risultati, mercato e arbitri, perché i conti (ancora) non tornano
I conti non tornano. Dialetticamente e sul campo. Il de prufundis tracciato ieri da Mourinho («Questa può essere una stagione di dolori, nel corpo e nell'anima....

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I conti non tornano. Dialetticamente e sul campo. Il de prufundis tracciato ieri da Mourinho («Questa può essere una stagione di dolori, nel corpo e nell'anima. Dire che il quarto posto è l'obiettivo per cui lottare non significa che siamo da quarto posto anche se dovremo provare a centrarlo») necessita una reazione. Perché la Roma, benché «incompleta», «squilibrata», con «una rosa che non è più forte di quella della stagione scorsa» (nella quale si arriva a rimpiangere anche il duo brasiliano Bruno Peres-Juan Jesus), non può essere seconda nel girone della neonata Conference League, prendere 8 gol dal Bodo/Glimt, 3 dal Venezia (che sino a ieri ne aveva segnati 8 in 11 gare), scivolare al sesto posto in campionato e avere sei punti in meno (al netto del caso Diawara) rispetto alla passata stagione.

Mourinho e la Roma, cosa sta succedendo?

 

Non può, soprattutto considerando che in panchina c'è il tecnico più vincente in circolazione e una rosa che bene o male può annoverare una quindicina di nazionali. Per intenderci: in questa sosta saranno ben 13 (con Vina e Spinazzola costretti a restare ai box) i calciatori che non ci saranno a Trigoria, dovendo rispondere alle rispettive convocazioni. Ergo, i problemi sono altrove.

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La questione arbitrale non va sottaciuta e dimenticata (ultima perla, quella di Aureliano) ma non può giustificare in toto l'involuzione di una squadra che lo stesso Mou, a fine mercato, aveva definito così: «Non è arrivato un calciatore importante in grado di cambiare gli equilibri, ma quando una società fa uno sforzo del genere come ha fatto la Roma, non ho il diritto di mettere pressioni e non faccio richieste supplementari». 


Mercato per ripartire

L'insoddisfazione del tecnico rischia di diventare un boomerang. Perché già ora trapelano le prime incomprensioni. Tra un general manager che si dà 7,5 sul mercato e Mou che ormai non perde occasione per sconfessarlo pubblicamente. Tra una società che invoca «una politica per i giovani» (così Pinto il 21 ottobre) e un allenatore che pur di far capire come abbia bisogno di esperienza, arriva a rimpiangere Bruno Peres e Juan Jesus (a proposito: a Trigoria a libro paga ci sono ancora Santon e Fazio).

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Per spazzare via i dubbi non resta che attendere il mercato di gennaio. Al silenzio deciso come stile di comunicazione, i Friedkin (dopo i 90 milioni spesi in estate) possono soltanto in un modo far capire all'esterno che continuano ad essere in sintonia con il loro tecnico: accontentandolo. José ha chiesto un difensore centrale (Senesi del Feyenoord è il suo preferito), un centrocampista (Zakaria) e un terzino destro che possa far rifiatare Karsdorp. La palla passa a Pinto. E dunque a Dan e Ryan. 

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Il Mattino