Siamo in un tunnel da un bel po' di decenni. Solo che adesso grazie alla crociata di Carlo Ancelotti iniziata a Coverciano in occasione della cerimonia della Panchina...
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Il sistema calcio ha pesanti responsabilità se all'improvviso tocca a un allenatore che dall'Italia mancava dal 2009, partire all'assalto con questi toni. Le multe non bastano più e neppure le chiusure dei settori, par dire Ancelotti. Che insiste: «Bisogna farlo, senza timore. C'è bisogno della volontà di tutti per mettere fine a questa situazione, dei tifosi per primi che devono capire che insultare gli altri è una cosa inutile. E parlo anche di quelli del Napoli: la squadra ha bisogno del sostegno e solo di quello e i tifosi azzurri non devono perdere energia per insultare squadre o giocatori avversari. Lo ripeto: se saremo insultati, ci sono delle regole e le faremo rispettare». È ospite di Kiss Kiss e tra una dedica musicale alla squadra («Yes I know my way» di Pino Daniele) e la hit di Rita Ora «Anywhere» alla moglie ribadisce la sostanza del suo messaggio. Perché è arrivato il sacrosanto momento di superare anni di impunità e vergogna con sanzioni più severe (che ci sono). L'intolleranza va bandita. Una volta per tutte. De Laurentiis sogna i Daspo. E Ancelotti non fa alcuna marcia indietro.
«Finalmente sta per essere introdotta anche in Champions. Capisco le perplessità, perché non tutti gli arbitri sono di livello e provengono da campionati dove non viene adottata. Ma dagli ottavi in poi anche gli arbitri sono quelli migliori. E con l'eliminazione diretta ogni errore può essere non rimediabile». La ferita brucia ancora. L'Ancelotti bavarese uscì fuori dalla Champions per due gol in fuorigioco di Ronaldo al Bernabeu. Arbitro proprio quel Kassai che in Manchester City-Shakthar si è inventato un rigore per Guardiola che di fatto ha accelerato l'introduzione del Var da parte dell'Uefa. «Una chiamata per tempo da parte nostra? Non lo so se mi piace. Mi piace il fatto che gli arbitri pare abbiano l'intenzione di utilizzarlo di più. Come è giusto che sia».
«Da qui alla fine dell'anno capiremo molte cose. Sei punti non sono tanti, speriamo di accorciare le distanze dalla Juventus. E di andare avanti in Champions. Lo scudetto è un sogno e non una utopia, nel senso che non mi pare una cosa irraggiungibile. E poi io sono fortunato e nella vita si sa quanto è importante avere fortuna», dice il tecnico di Reggiolo a poche ore dalla sfida con il Chievo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino