«Non è che se un campione si fa male, quella squadra non è più forte. Se non lo è più, vuol dire che non lo era neanche prima una...
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Careca, però non è semplice.
«Io ho visto giocare il Napoli di Sarri, sono stato lì fino a una trentina di giorni fa. È un bel gioco, una bella organizzazione, ognuno sa quello che deve fare. Momenti così possono capitare, io non ne farei un dramma...».
Milik non c’è e Gabbiadini non sembra in grado di fare la prima punta.
«Un attaccante ha un solo modo per uscire da una crisi: facendo gol. Poi tutto il resto sono chiacchiere. Sembra banale, ma basterà segnare una rete a Gabbiadini e diventerà uno da fare giocare sempre. E nessuno penserà più a Milik».
Eppure dopo le due sconfitte con Atalanta e Roma la situazione non sembra proprio positiva.
«Io ho molto apprezzato il Napoli nelle partite che ho visto in tv recentemente: ha superato la mancanza di Higuain, mostrando coraggio e più unità e compattezza di squadra rispetto a un anno fa. E queste cose restano, non è che perché si è fatto male Milik d’improvviso si ferma tutto».
E i due ko?
«Ma può succedere, senza fare drammi. La Juventus ha un organico da corazzata, il Napoli no. Se c’è una giornata storta, gli azzurri possono perdere. I bianconeri hanno invece tanti solisti che possono rimediare agli eventuali problemi. Anche perché la serie A di adesso non è diversa dalla mia: ogni avversario è una insidia, un pericolo. Ogni trasferta una trappola».
La Juventus sembra fare una corsa a sé in questo campionato: è praticamente già in fuga.
«Mi piace fare questo paragone: anche il Brasile in Spagna nell’82 sembrava invincibile. Non c’era nessuno che pensava che non avremmo vinto quel Mundial. E invece, come andò a finire? Arrivò l’Italia di Paolo Rossi e ci eliminò. Ecco, un modo di dire: che non bisogna mai alzare troppo presto bandiera bianca».
Ora più che mai, pesa anche l’addio di Higuain?
«È acqua passata, inutile star ancora a pensare a questa cosa. Il suo addio deve servire a far crescere tutto il gruppo azzurro, come è successo nelle prime settimane. Io non credo che queste due sconfitte abbiano cambiato le cose». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino