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Inviato a La Spezia
È come se il cerchio si fosse chiuso. Non un cerchio perfetto. Ed è un peccato. «Bravo Gattuso» dice da lontano De Laurentiis dopo il 4-1 allo Spezia che gli regala un week end di sorrisi. Solo un tweet. Qui non c'è. Un girone fa era sceso direttamente nello spogliatoio di Vincenzo Italiano per complimentarsi con il tecnico che era riuscito a vincere al Maradona una gara che se si giocasse altre 99 volte non finirebbe mai come quella sera stregata (giocata, per chi ha memoria corta, con Lozano punta centrale). Il cerchio si è chiuso. Perché Gattuso si toglie pure lo sfizio di dare una lezione a colui che pure il patron tiene in considerazione per la sua successione. Certo, perché a Gattuso è proprio l'atteggiamento suicida dello Spezia a concedergli gara perfetta in cui far divertire Osimhen, Zielinski, Politano e tutti gli altri. E Ringhio non se lo lascia ripetere due volte.
Prima di salire sul bus che porta il Napoli via dallo stadio, si ferma a parlare con i suoi collaboratori. È contento, non può non esserlo. E continua a credere che con un po' di serenità in più e con il sostegno vero della società nel momento più difficile, ora il Napoli avrebbe quei punti in più che lo metterebbero al sicuro nella lotta per la Champions. Non ha più la voglia di far polemica con De Laurentiis, gli leggono il tweet e sorride. Tutto quello che è successo tra i due è acqua passata e un ritorno in Champions può essere un modo - l'unico modo - per provare a sancire un nuovo inizio.
A vedere poi l'esplosione e la condizione degli italiani del Napoli, anche il ct Mancini dovrebbe ringraziare Gattuso: Di Lorenzo corre a velocità supersonica e minaccia Spinazzola nel ruolo di vice Florenzi. Mentre questo Politano, nonostante i due errori sotto porta, non è da meno di Bernardeschi. In ogni caso, l'ItalNapoli può essere un piccolo gruppo su cui puntare, ovviamente inserendo anche Meret e Insigne che anche ieri si è spesso sacrificato in difesa. E l'abbraccio della squadra a fine partita, quel segnale di compattezza al fischio di Irrati, sono sembrati indicativi anche per chi (De Laurentiis) dovrà decidere cosa fare nel futuro. Al di là del piazzamento. Ma fino a un certo punto perché è vero che quando si è trattato di esonerare Ancelotti, il giudizio della squadra ha avuto il suo peso. Ma certo non ne ha avuto quando è stato mandato via Sarri, legato da un patto di sangue con i leader del gruppo. Tradotto: non c'è mai un filo logico nelle decisione che prende il numero uno del club azzurro.
Difficile da dire adesso. Gattuso insiste nel far sapere in giro che non resterà. De Laurentiis fa dire che non pensa affatto a tenerlo. La verità è che a fine anno i due si guarderanno in faccia. E magari potrebbe avere il suo peso il fatto che per la nona volta il Napoli ha segnato almeno 4 gol, solo il Bayern Monaco (10) ci è riuscito in più gare. Il futuro? Si sa del casting di De Laurentiis che non ha ancora le idee chiare. L'impressione è che se Lotito darà il benservito a Inzaghi sarà lui il primo della lista. Poi ci sono i soliti, da Spalletti ad Allegri. Ma è tutta una situazione in divenire. Quel che è certo è che Gattuso pure non sa dove andrà: a Mendes ha chiesto tempo prima di affrontare le questioni legate alla prossima stagione. Sa della Fiorentina ma prima di incontrare di nuovo Commisso vuole terminare il campionato. Gli hanno insegnato che si fa così. Ed è difficile cambiare l'uomo. Prima ancora che l'allenatore. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino