Abbiamo ripreso il cammino, abbiamo ritrovato il nostro bomber scugnizzo, , abbiamo recuperato punti e convinzione. Quei punti e quella convinzione che aspettavamo per...
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Ma noi no, non dobbiamo più vivere di ricordi e di rimpianti, del riflesso di affermazioni altrui. Il Napoli è tornato, anche se non è ancora tornato «Ciruzzo» Mertens e neanche Milik e Callejon, almeno non del tutto. Il Napoli che adesso affronta un tunnel fuori dal quale rivedrà la luce il 3 ottobre, un'infilata di partite da brivido, Stella Rossa, Liverpool e non-colorati compresi. Cosa sarà davvero il Napoli cominceremo a capirlo forse solo allora, ma intanto una certezza ce l'abbiamo: questo Napoli non si arrende, lotta e s'impegna, ed è sordo - fortunatamente, clamorosamente sordo - alle polemiche e ai veleni che gli si sta irresponsabilmente spargendo intorno. Che ci siano sessanta o sessantamila persone sugli spalti, l'orgoglio di questa squadra è più forte, sono più forti l'attaccamento alla maglia, la voglia di regalare sogni e gioia a una città ammaccata ma resistente quanto il suo stadio: faremo bene a ricordarcelo, prima di continuare ad alimentare - da qualsiasi parte - questa catena di equivoci, chiacchiere in libertà, guerre di posizione. Uno stadio vuoto, il San Paolo vuoto, non è una cosa normale, non può essere un dettaglio insignificante di un racconto. Ieri, mentre il Napoli soffriva lottava e vinceva, si è consumato un vulnus, niente potrà essere più come prima nella città di Sivori e di Maradona, e perché no di Sarri e delle sue tre annate in crescendo fino al record del 91 punti. Gli spalti che hanno festeggiato la squadra nell'ultima di maggio nonostante la delusione dello scudetto sfumato, quelli sì, erano gli spalti del Napoli e di Napoli: quelli di ieri invece erano un insulto, un cazzotto in faccia. Dovunque siano i torti e le ragioni, la vittoria di ieri sofferta ma fortemente cercata e voluta deve servire da monito, deve dare l'occasione della ripartenza. Dal presidente al Comune, dalla società fino a noi tifosi, ricordiamoci di quello che disse un altro Presidente (con la maiuscola, in effetti) tanto tempo fa: per una volta, non domandiamoci che cosa il Napoli può fare per noi, ma che cosa possiamo fare noi per il Napoli. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino