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Non poteva esservi modo migliore per prepararsi alla sfida di Supercoppa. Sei gol, la terza vittoria consecutiva tra campionato e Coppa Italia, il rientro in zona Champions, la continuità di prestazioni e di risultati ritrovata - si sperra - senza soffrire ma anzi dando una dimostrazione di assoluta forza contro la Fiorentina, che si era presentata allo Stadio Maradona con il 3-4-3: un eccesso di fiducia nelle risorse dei suoi giocatori e nei problemi del Napoli (e anche di presunzione) pagato a caro prezzo da Prandelli. Poco meno di un mese fa i viola avevano vinto in casa della Juve, ieri sono stati travolti, uscendo dalla partita a metà del primo tempo, quando Ospina aveva fatto una super parata su Ribery e Demme aveva scheggiato la traversa della propria porta. A questa sinfonia azzurra la Juve ha replicato con una delle peggiori prestazioni stagionali: sconfitta netta sul campo dell'Inter. I bianconeri non sono stati mai in partita: CR7 non è riuscito a incidere, Morata notato solo per il grande nervosismo, Chiesa impalpabile. Se questa è la Juve, gli uomini di Gattuso hanno ottime chance per la Supercoppa.
Per usare la metafora del tecnico dopo il sofferto successo di Udine, il Napoli-Calimero è diventato il Napoli-Brad Pitt? Come ha fatto questa squadra a trasformarsi da noiosa in esaltante? Niente è per caso. Il Napoli ha avuto la mentalità, l'equilibrio e il passo giusti e - in attesa del pieno recupero di Mertens, che ha giocato solo gli ultimi 18' perché lamenta ancora fastidi alla caviglia, e del rientro di Osimhen - così può giocarsela per l'assegnazione del primo titolo stagionale e per uno dei primi quattro posti.
Devastante il Napoli, bravissimo a lanciarsi negli spazi. Il trascinatore è stato Insigne. Ha segnato dopo cinque minuti e, prima del rigore del 5-0, ha fatto uno spettacolare numero tra quattro avversari servendo poi il pallone a Lozano sul secondo palo, una giocata dei tempi sarriani. Il capitano è cresciuto sul piano della tattica e della personalità e non a caso il commissario tecnico Mancini, in un'intervista alla «Gazzetta dello Sport», ha ricordato che è l'unico insostituibile in Nazionale. Lui ci ha messo la faccia dopo il mediocre pareggio col Torino e la sconfitta con lo Spezia, si è assunto responsabilità che avrebbero dovuto essere equamente suddivise con i compagni. A poco più di dieci minuti dalla fine, Gattuso lo ha tirato fuori e ha fatto esordire in A il diciannovenne Cioffi, casertano di San Felice a Cancello che sogna di ripercorrere la strada del suo capitano. Vorremmo interpretarlo anche come un invito di Rino alla società a credere nel vivaio perché questa terra abbonda di talenti, finora trascurati.
A pochi giorni dalla Supercoppa il Napoli ha ritrovato lo spirito combattivo, che si è manifestato anche sul 4-0 con gli attacchi in contropiede di Insigne e Lozano o con la battaglia che Koulibaly e Manolas hanno ingaggiato con i viola su ogni pallone. E Gattuso, dalla panchina, non ha smesso di urlare neanche per un attimo. La squadra molle vista nelle settimane successive alla immeritata sconfitta contro l'Inter è soltanto un ricordo? Gli ultimi dubbi possono essere cancellati mercoledì a Reggio Emilia, dove Gattuso vuole dare all'amico Pirlo una lezione di calcio e di coraggio.
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