Napoli-Inter è Gattuso vs Conte: la sfida infinita dei tecnici del Sud

Napoli-Inter è Gattuso vs Conte: la sfida infinita dei tecnici del Sud
Antonio e Rino. Ancora una volta avversari. La sesta volta in quindici mesi. «Sono un martello e chi non mi dà tutto, non mi ha dato niente», disse Ringhio nel...

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Antonio e Rino. Ancora una volta avversari. La sesta volta in quindici mesi. «Sono un martello e chi non mi dà tutto, non mi ha dato niente», disse Ringhio nel suo primo giorno di Napoli per far capire chi che pasta era fatto. Due sergenti di ferro e non deve suonare come una offesa. Due vite da mediani. «Antonio mi sembra Al Pacino, ha dato grinta pure a me», raccontò l'allenatore degli azzurri dopo aver sentito un discorso di Conte quando era alla guida della Juventus: «Se vogliono prenderci lo scudetto quelli del Milan, devono sputare sangue fino alla fine, perciò non voglio atteggiamenti superficiali», aveva urlato Conte ai suoi dopo una sconfitta. Rino Gattuso e Antonio Conte tornano a scontrarsi faccia a faccia. È la sesta volta da allenatori in poco più di un anno: e qui a Napoli Rino non ha ancora battuto Antonio. Una sconfitta (3-1) e un pareggio ma quell'1-1 nella semifinale di ritorno di Coppa Italia valse comunque il passaggio alla finale che poi il Napoli vinse. 

Di indole si somigliano. Ma poi in campo ognuno la vede in maniera diversa. Conte è sicuramente all'alba di un ciclo, a pochi passi dal suo quarto scudetto, Gattuso sta per chiudere la sua avventura in azzurro. Ma Napoli-Inter si gioca a bordo campo, non meno che dentro. Due stagioni che per certi versi si somigliano: di Conte chiesero la testa tifosi e para-opinionisti a metà novembre con quell'hashtag Conteout che rivisto oggi fa ridere. Raggiunto dal Tapiro di Striscia la Notizia, a fine novembre, il tecnico nerazzurro spiegò candidamente: «C'è da lavorare tanto, se non mangerò il panettone si vede che non l'avrò meritato». Non andò via, si dice, anche dopo l'uscita dalla Champions perché soldi per un altro allenatore (Conte ha diritto a 12 milioni netti fino all'estate 2022 e in busta paga c'è pure Spalletti) l'Inter non ne aveva. E in quel vociare senza senso è finito pure Gattuso, da fine gennaio. Stesso metodo sui social: Gattusout. Anche qui, con De Laurentiis che mai e poi mai ha pensato a un esonero del suo tecnico ma non ha mai messo fine allo stillicidio di ipotesi campate in aria. Anche se il rinnovo bello e pronto è rimasto chissà dove nell'ufficio della Filmauro. Su Gattuso, il tecnico primo in classifica ha sempre avuto parole di stima: «Rivedo in lui la mia passione che per il calcio e la voglia. Lui e io abbiamo fatto la gavetta. Ho rispetto per lui. Ha affrontato difficoltà all'estero, cosa che non tutti fanno. Come andare in Lega Pro. Altri sono stati più fortunati di noi», ha spiegato Conte parlando di Gattuso. 

Sono considerati i sergenti di ferro. Ma le similitudini vanno oltre le etichette, che ne descrivono solo in parte la maniacale dedizione al lavoro, l'integralismo tattico e la capacità di compattare i rispettivi spogliatoi: da cui sono banditi egoismi e veleni. Le difese sono i punti di forza, anche se sembra strano a dirsi visto gli harakiri che spesso combinano quelli del Napoli. L'Inter è con la Juventus la squadra di A che ha incassato meno gol (27) ma il Napoli di reti ne ha prese 34. E Inter e Napoli per ben 12 volte hanno concluso il match senza subire gol (o clean sheet). La squadra di Conte è un blocco di granito, spesso rinunciataria, attendista e pronta a ripartire. Il contrario del gioco corale voluto da Ringhio: 65 reti realizzate. E di queste 49 con i suoi attaccanti. Ed è il Napoli una delle sole due squadre tra le big d'Europa che ha sei giocatori con almeno cinque reti. Esattamente come quella macchina da gol che è il City di Guardiola. Ed è peraltro la squadra che in A tira di più verso la porta: ben 508 volte in 30 partite. L'Inter è a quota 436 tiri totali. Conte ha uno zoccolo duro maggiore su cui ha contato per tutta la stagione: ben 9 i calciatori che hanno superato quota 2.000 minuti in campo mentre soltanto due azzurri hanno scavalcato quota 2.000: ovvero Di Lorenzo e Insigne.

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Il Mattino