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Spalletti e Allegri si trovano di fronte in una partita che sa molto di presente e poco di futuro e di passato. Toscani tutti e due, uno di terra e uno di mare, nati a poco meno di cento chilometri di distanza l'uno dall'altro. Spalletti ha sempre prodotto un calcio veloce e spettacolare, Allegri fin dal Milan (ma anche prima al Cagliari) ha sempre conquistato campionati su campionati senza pensare al bel gioco da mettere in valigia. Permaloso entrambi, ma trovate voi in giro un allenatore che non lo sia. Max un pragmatico, come Capello. Spalletti ombroso a modo suo, sempre coi fantasmi di un nemico (che ora non c'è) da fronteggiare. Entrambi capaci come pochi di godere della stima del gruppo che allenano. A parte qualche eccezione, certo. Ovvio, Spalletti ha una scorciatoia straordinaria per entrare nel cuore dei napoletani, perché in questi giorni tutti gli hanno spiegato cosa è la sfida alla Juventus per i tifosi azzurri. È la partita, c'è poco da fare. Lo è sempre stato. E lo è anche adesso.
Con i veleni che si porta da sempre dietro. Per ultimo quell'Inter-Juventus del 28 aprile del 2018 dove Spalletti era in campo, sulla panchina nerazzurra, anche lui nero per l'arbitraggio di Orsato. Ecco, Luciano vuole provare a guardare negli occhi la Juventus. E batterla. Incredibile, ma vero: in 24 anni di carriera, è riuscito a farlo appena due volte. E una sola in campionato quando lui era alla Roma (il 14 maggio del 2017, 3-1). Una bestia nera, c'è poco da fare. Per trovare un altro successo di Luciano con i bianconeri bisogna risalire ai quarti di finale della Coppa Italia 2005/06 quando a Torino, con la Roma vinse per 3-2). È una storiaccia, quella di Spalletti e la Juventus, piena di ceffoni e inciampi: fatta di ben 20 sconfitte e solo altri cinque pareggi. Né le cose cambiano nei duelli con Allegri perché le cose non vanno meglio per Big Luciano: tre vittorie e cinque sconfitte nel bilancio degli 11 precedenti. C'è di peggio? Sì, nell'agosto 2009 la sconfitta contro i bianconeri decise pure di mettere fine alla sua (prima) avventura nella capitale e si dimise. Un incubo. Da spazzare via in qualche modo. Anche coi muscoli, perché no, di Osimhen.
Una casa in comune, a Santa Croce sull'Arno (Pisa), con la maglia della Cuoiopelli. E sembra ieri. Spalletti arriva lì nella stagione 79/80 e lo prende dalla Volterrana. Luciano aveva 20 anni, insospettabili capelli lunghi. Restò lì fino al 1982. Nell'estate del 1981 si presenta alla Cuiopelli un ragazzino magro come una acciuga. Viene dal Picchi Livorno e ha solo 14 anni. Si incrociano spesso ma la differenza d'anni è troppa perché possa frequentarsi. Da grande le cose cambiano, perché sulle spiagge della Versilia spesso i due si ritrovano. Tutti e due hanno mille motivi per rendere unico questo Napoli-Juventus: ovvio, c'è per Spalletti l'eterna ossessione del paragone con l'ultimo Sarri. Ma è tutto fuorviante, perché semmai si dovrebbero accostare i due debutti: e quello di Sarri non permise al Napoli di approfittare pienamente di quella partenza sballata della Juve di Allegri.
Aziendalisti, è il caso di dirlo, lo sono tutti e due. E anche con una grande voglia di rivincita. Sennò a Max chi glielo avrebbe fatto fare di tornare lì dove ha vinto scudetti in serie? E anche per Spalletti la panchina del Napoli è un riscatto personale dopo due anni in un freezer dopo che l'Inter lo aveva esonerato e deciso di lasciarlo lì in un angolo.
Il Mattino