Le migliori storie d'amore hanno tutte una colonna sonora. Il Napoli e la sua gente non ne sono esenti: prima di «Un giorno all'improvviso» o di...
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«Il coro partì da alcuni tifosi della B al gol di De Napoli - racconta Luca, all'epoca tifoso di Curva - «La partita era ormai vinta, il coro fu un crescendo che coinvolse tutto il San Paolo». Il Mattino il giorno dopo titolò «porompomperoperò». «È una delle prime pagine che i tifosi del Napoli conservano», racconta Luigi, anche lui in Curva quel 26 febbraio 1989. «Uno spettacolo che accompagnò la squadra anche all'intervallo. Cinquanta minuti di coro ininterrotto».
Cori che furono anche un problema per la città. «Alcuni residenti del rione Miraglia, accanto allo stadio, denunciarono lo spavento: il coro faceva tremare tutta Fuorigrotta e quasi fu chiesto ai tifosi di smettere». Senza successo, però, perché nonostante lo scudetto mai raggiunto quel coro famoso divenne l'inno del Napoli europeo che vinse la Coppa Uefa. «Già prima della gara col Lecce il coro era stato cantato, ma mai come quella domenica» - aggiunge Giuseppe, anche lui presente nei Distinti durante il 4-0 - Tornammo a casa senza voce». Il Napoli di Diego era un gioiello e aveva bisogno dello spettacolo adeguato, 70mila cuori al San Paolo pronti a trasformarsi in un'unica grande torcida dal sapore sudamericano. Un amore per la squadra che sembra essere tornato anche nelle ultime settimane con lo stadio pronto a riempirsi domenica, ancora contro il Lecce, 31 anni più tardi. Magari con un nuovo porompomperoperò da cantare insieme in attesa di altre vittorie. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino