Osimhen e la Coppa d'Africa, ma spostiamola a Mergellina

Osimhen e la Coppa d'Africa, ma spostiamola a Mergellina
Disse Pitagora che i numeri regnano sull'universo ma evidentemente Pitagora non era tifoso del Napoli sennò avrebbe saputo, e lo avrebbe saputo bene, che su quella...

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Disse Pitagora che i numeri regnano sull'universo ma evidentemente Pitagora non era tifoso del Napoli sennò avrebbe saputo, e lo avrebbe saputo bene, che su quella parte di universo che giace ai piedi del Vesuvio non regnano i numeri ma i gol. E infatti ieri, quando all'ottantesimo della sfida di Europa League con il Legia Varsavia il Napoli contava quasi venti tiri in porta, altrettanti calci d'angolo e zero gol, la matematica era diventata non solo una scienza opinabile ma na bella e buona strunzat tant'è che in tanti si interrogavano su cos'altro dovessero fare gli azzurri per provare a portare a casa la prima vittoria europea di stagione. Ottanta minuti, insomma, passati a intalliarsi e a tergiversare quando bastava chiamare lui. Victor. Entrato in campo il nigeriano, infatti, il Napoli ha cambiato volto.

A partire dal capitano che, inzolfato dallo scatenato Osimhen, ha portato la squadra in vantaggio con un gol che da solo vale rinnovo del contratto, abbonamento a vita in curva e a tutti i mezzi di trasporto pubblici e non pubblici napoletani compresi treni, tram, aerei e traghetti per Capri, Ischia e Procida. Perché sì, poi ha segnato una rete goniometrica anche Osimhen e persino Politano, nel recupero, è riuscito a marcare il cartellino ma è il gol del capitano che brilla nella notte di Fuorigrotta. Dopo le polemiche sul rigore (tirato male, per carità) col Torino, una magia di controbalzo al volo mette a tacere qualsiasi perplessità. E riconduce il tutto a un'osservazione oggettiva: nonostante il buon ritorno in campo di Mertens, al Napoli con Osimhen sono bastati poco più di quindici minuti per archiviare la pratica Legia Varsavia. Ma non è che la Coppa d'Africa a gennaio la possiamo fare a Mergellina?

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Il Mattino