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Ci siamo! Dopo la clamorosa sconfitta casalinga con il Milan, il Napoli torna in campo domani contro il Rijeka e, come da tradizione europea, Rino Gattuso presenta il match nella ormai consueta conferenza stampa virtuale della vigilia. Con lui c'è Kalidou Koulibaly, tra i calciatori sul banco degli imputati dopo il ciclone Ibra: «Ma non voglio rispondere a domande sul nostro carattere - taglia corto il difensore - Sappiamo che domenica era una partita importante e l’abbiamo sbagliata ma a livello di leadership non abbiamo problemi. Ci sono stati episodi durante la gara in cui non siamo stati bravi, non ci sono polemiche perché sappiamo di aver sbagliato e dovremo lavorare su quello».
Nessuno però ipotizzi spaccature nello spogliatoio o fronde contro Gattuso: «Non ci sono dubbi, il mister sa che siamo tutti dalla sua parte.
È la volta di Gattuso, che spegne subito tutte le voci su litigi nello spogliatoio: «Quello che avete scritto in questi giorni non è del tutto vero: non ho litigato con la squadra, ho espresso i miei pensieri e non c’è stato alcun litigio. Io non dovevo vedere nulla da loro, c’è sempre impegno e senso di appartenenza, ma forse questo non basta oggi. Non possiamo solo giocare bene, usare il fioretto, serve leggere la squadra, la lettura delle gare è fondamentale. Se sappiamo soffrire possiamo fare bene, c’è bisogno a volte di mettere l’elmetto e giocare un calcio diverso. Ho sempre detto che la responsabilità è la mia se dopo un anno ancora non vedo dalla squadra ciò che chiedo».
La testa torna alla sconfitta col Milan: «In alcune azioni offensive eravamo in vantaggio numerico e invece abbiamo sbagliato. Ci possono stare momenti così, anche individualmente. Quando si gioca ogni tre giorni è complicato anche allenarsi in questi aspetti, ma stiamo sbagliando tante letture». La formazione no, non era sbagliata: «Rifarei la scelta di Politano dietro Mertens, è stato tra i migliori in campo domenica e non l’ho inventato io in quella zona di campo, anche a Sassuolo l’aveva fatto - chiosa Gattuso - Io credo solo che questa squadra debba alzare l’asticella in campo: aiutarsi, sacrificarsi, annusare il pericolo. Io sono orgoglioso di allenarli, ma c’è da aggiustare questo modo di stare in campo».
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