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Niente racconta meglio questo tempo di mezzo di un derby calcistico in silenzio. Cinque gol che trovano esultanza maggiore in casa rispetto allo stadio. In un periodo di attesa forse la pandemia va verso l'endemizzazione , con i posti ridotti, con Napoli zeppa di positivi e con poca volontà di andare allo stadio per uno spettacolo incerto, ecco che si consuma la partita silenziosa. Sono lontani quei tempi del San Paolo, oggi Maradona, che stupirono lo scrittore messicano Juan Villoro grande ammiratore di Hirving Lozano o dello scrittore argentino Roberto Fontanarrosa che in un libro cult come L'area 18 esalta il calore dello stadio napoletano come quello di un vulcano che non si spegne mai, come lontana è l'eco dei canti che è rimasto nelle orecchie di calciatori come Jorge Valdano oggi rubricista per El Pais o maestri di calcio come César Luis Menotti. Tutti venuti a vedere Diego Maradona che ora s'è fatto stadio.
Oggi Fuorigrotta è mesta, e dove prima c'era l'ammuina ora c'è il silenzio, dove prima c'era l'affollamento, il traffico, l'onda del calore, ora c'è lo spazio e la possibilità di godersi il vuoto, si trova persino parcheggio, e sembra Berlino. È uno stadio anomalo, come anomalo è il tempo che viviamo. Forse a marzo tutto tornerà alla normalità e nemmeno l'ultimo degli orsi rimpiangerà un derby così, dove si segna cinque volte e la somma della gioia non raggiunge la normalità di un gol. Nell'esultanza si misura l'emergenza, e nell'emergenza si perde il mistero ancestrale del tifo. Una beffa. Ma tutta la pandemia lo è. Una dolorosa presa in giro del nostro modo di vivere. Uno stadio abituato ai superlativi, si ritrova a dover fare i conti con i diminutivi.
Ecco, se nemmeno allo stadio si dimentica il dolore, allora il calcio ha perso qualcosa sia in potenza che in promessa. La più grande religione del mondo, deroga all'attesa e al pessimismo. Il pomeriggio della domenica già spezzettata e spalmata smarrisce la sua funzione di sole dell'avvenire calcistico, e soccombe, si spera provvisoriamente, al salotto e alla cucina. Tutto l'amore che c'era sulle gradinate, diventa un rivolo di fibra, ideale e straniante, in attesa della resurrezione dell'umanità e del suo ritorno alle partite dal vivo. Perduta la battaglia della presenza agli stadi, resta poco, per fortuna, grazie al presidente Draghi, permane quella nelle aule scolastiche. Che arcipelago curioso quello degli stadi, oscillante tra spregiudicatezza e moderazione.
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