Napoli, Spalletti e Maradona: «​Diego sarebbe orgoglioso di noi»

Napoli, Spalletti e Maradona: « Diego sarebbe orgoglioso di noi»
Diego è eternità. Un dio imperfetto, certo, ma per sempre nel cuore di tutti. Luciano Spalletti di dubbi ne ha pochi: ogni volta che può lo cita, lo tira in...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Diego è eternità. Un dio imperfetto, certo, ma per sempre nel cuore di tutti. Luciano Spalletti di dubbi ne ha pochi: ogni volta che può lo cita, lo tira in ballo, abbraccia il suo ricordo. I compagni lo adoravano non perché era immenso, ma perché era lui. E questa adorazione è eterna, anche adesso. Una rivoluzione in due mesi e mezzo. Il pullman che l'8 luglio scorso portava il Napoli di Spalletti a Dimaro, era un pullman della depressione, prima che dei desideri: conduceva in ritiro gli eroi di un terzo posto che chissà perché si faticava a mandar giù. Quello che ora trasporta gli azzurri è colmo di ambizioni, di occhi di tigre, come se fosse un altro gruppo, un'altra squadra. C'è un altro segreto che Luciano lo sciamano tira fuori nella notte con i Rangers. Lo svela a pochi giorni dal compleanno del Pibe. «Maradona sarebbe orgoglioso di questa squadra, lui è come se fosse sempre vicino alla squadra. Abbiamo la statua nello spogliatoio, i ragazzi dentro mettono delle canzoni che riguardano lui, oltre alle canzoni che ci sono fuori. Quindi c'è anche della sua qualità nel primo tempo con i Rangers Glasgow». Non è la prima volta, non è sicuramente l'ultima. Maradona è ancora il Napoli. Spalletti (che oggi non parlerà in conferenza) non riesce a evitare di fare il suo nome ogni volta che può. Vivere il calcio di Maradona e degli altri dèi dell'Olimpo era una festa continua, un sabba, un banchetto infinito. Quasi ogni partita conteneva il meglio del mondo. «Sarebbe fiero di questo Napoli», disse dopo lo show ad Amsterdam quando quelli dell'Ajax avevano messo uno vicino all'altro Diego e Crujyff. 

Non lo fa perché sa che Napoli è ancora ai suoi piedi. Sa che Maradona è in ogni angolo della stadio, forse lo sciamano percepisce qualcosa. La squadra si carica nel sentire le sue canzoni, Simeone ha svelato che si motiva sulle note della mano de dios. Domani ci sarà un ricordo del Pibe, a poche ore da quello che sarebbe dovuto essere il suo 62esimo compleanno. Nulla a che vedere con la cerimonia di un anno fa a un anno dalla sua morte. «Il mito di Maradona noi lo sentiamo sempre, attraverso la sua qualità noi siamo anche un poco migliori», ha spiegato tante volte il tecnico. Non ha mai nascosto la sua adorazione per il Pibe de Oro. Mai ha perso l'occasione per osannarlo. «Ho letto tante cose di Maradona, lui non rimaneva mai con un piede di qua o di là, lui sceglieva sempre da che parte stare, senza farsi problemi. Io sono convinto, che tra Napoli e Barcellona, visto anche il livello dei catalani, verrà dalla nostra parte», spiegò poche ore prima di scendere in campo al Nou Camp. «Maradona è sempre nei pensieri dei calciatori, che vorrebbero emularlo. Non importa sapere se è stato un buono o cattivo esempio o il miglior numero 10 del calcio, quello che è fondamentale è sapere il vuoto che ha lasciato quando è venuto a mancare, la sensazione di vuoto, di spazio lasciato al niente, perché è stato uno smarrimento totale che non si era mai visto nella storia del calcio e probabilmente quando si parla di Maradona, parlare di storia del calcio è riduttivo. Per me è stato il più grande di tutti», raccontò nello speciale del Mattino dello scorso anno. Luciano e Spalletti e quel segreto legato al primo posto. «Sono felice perché siederò sulla panchina dello stadio dove ha giocato lui». E dove magari potrà conquistare quello che solo lui è riuscito a fare. 

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino