Le notti di Champions alle volte portano pericolose scorie. Alle volte, però. Perché altre sono capaci di farti scoprire quello che fino a ieri non pensavi di avere....
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I terzini bassi di questo Napoli, infatti, sono stati la nota più bella di una sinfonia perfetta e curata in ogni dettaglio. E pensare che i due interpreti in questione (Di Lorenzo e Mario Rui) hanno storie per certi versi simili. Da un lato il volto nuovo, quello di un giocatore che fino a tre anni fa giocava in serie C e che adesso è un patrimonio della squadra. Giovanni Di Lorenzo è stato il primo acquisto estivo del Napoli. Per questo, forse, accolto un po' in sordina. Perché invece di venire dal Real Madrid o dal Manchester City, è stato acquistato dall'Empoli, retrocesso in serie B lo scorso maggio. Eppure Di Lorenzo di quella squadra era stato il punto di forza: 37 presenze, 5 gol e 3 assist: dici poco per uno che era alla prima stagione in serie A nella sua carriera. A Napoli è arrivato in punta di piedi, ma ci ha messo poco a scalare tutte le gerarchie e conquistare una maglia da titolare fin dall'inizio. Tre gare su tre da titolare in campionato (con tanto di gol contro la Juve e assist contro la Sampdoria) e subito dentro contro i mostri sacri del Liverpool in Champions, quella competizione che fino a martedì aveva visto solo dal divano di casa. Nessun timore reverenziale per Manè e per i campioni in carica, perché Giovanni ha gambe forti. Come una tigre, quella che ha tatuata sulla coscia e che ruggisce, proprio come lui in campo.
Diversa, poi, la storia di Mario Rui. Il portoghese - migliore in campo contro i Reds - ha vissuto un'estate strana. A giugno, quando ha vinto la Nations League con la sua nazionale - era pronto a salutare Napoli e il Napoli per cercare sfide altrove, magari dove avrebbe potuto avare più spazio. Sì, perché l'ombra di Ghoulam rischiava di farsi troppo ingombrante per il piccolo (di statura) terzino arrivato dalla Roma due anni fa. Ma è bastata una chiacchierata con Ancelotti in ritiro per capire che il suo posto era ancora qui: a Napoli, e sulla fascia sinistra. «Non mi accorgo di niente in partita, cerco di dare il mio massimo. Poi a volte le cose vanno bene, altre male, ma io darò sempre tutto. Non do tanta importanza ad altro, ma solo ai miei compagni, a dare tutto», ha spiegato ieri Mario Rui a Radio Kiss Kiss. E ha ragione, perché senza pensarci troppo è diventato decisivo. Prima nella rimonta (purtroppo inutile) a Torino contro la Juve, quando è entrato nel secondo tempo al posto di uno spento Ghoulam, e poi contro il Liverpool, decisivo nella marcatura su Salah, uno dei candidati alla vittoria del prossimo Pallone d'oro. «Mario Rui l'anno scorso ha fatto tante partite e belle prestazioni, magari macchiate da qualche errore. Magari quest'anno è visto con occhio diverso, le ha sempre fatte queste prove ed è stato di ottimo livello», ha spiegato il suo agente Mario Giuffredi (lo stesso anche di Di Lorenzo e Hysaj) con soddisfazione. Perché se oggi Mario Rui è un patrimonio del Napoli è anche merito suo, che in estate ha provato a trovargli un'alternativa per poi convincerlo anche lui che la vera sfida era rimanere a Napoli e diventare protagonista. Missione compiuta, perché ora gli azzurri possono volare con le ali che partono dalle retrovie. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino