Sta dentro ma è come se fosse rimasto fuori. Quasi un separato in casa Lorenzo Tonelli, il personaggio più misterioso che sia passato da Castel Volturno negli ultimi...
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Gennaio l'unico mese ad avergli regalato il sorriso, un super-concentrato in venti giorni: tre partite tutte d'un fiato da titolare, Samp, Pescara e Milan, tre vittorie, in campo dall'inizio alla fine. Prima e dopo il niente, zero minuti in campionato e la Champions vista con il binocolo. Ricaduta del ginocchio, si disse dopo le tre apparizioni da titolare: giustificazione diplomatica perché per una distorsione non si resta ai margini per cinque mesi. Si pensava che fosse un pupillo dell'allenatore, punto fermo dell'Empoli dei miracoli, allenato proprio da Sarri, tanto che De Laurentiis il giorno prima della fine del campionato andò a prenderlo per far felice il proprio tecnico. Scelta sbagliata, perché i fatti hanno dimostrato che la stima tecnica non equivale per niente ai milioni spesi.
Il Napoli ha cinque difensori centrali in rosa: Koulibaly, Albiol, Chiriches, Maksimovic e Tonelli, in stretto ordine di preferenze. Lorenzo è il quinto della lista, il meno gradito dall'allenatore, eppure si pensava che avrebbe facilmente scalato le gerarchie di Sarri, conoscendone i metodi di allenamento e soprattutto il gioco. Invece niente, ha trascorso un'annata ai margini della prima squadra, il ko al ginocchio, la panchina, l'improvviso benessere calcistico durato appena lo spazio di tre partite e due gol, per poi scivolare nuovamente in purgatorio.
Qualcosa non ha funzionato nel Napoli, e continua a non funzionare. Figlio di una ricercatrice universitaria e di un chirurgo appartenente a una famiglia che ha scritto la storia della medicina toscana, Tonelli ha casa a Coverciano, a due passi dal centro tecnico federale. Legatissimo a Fuffi, il cane corso che non lo molla mai, condivide con Sarri i meriti per essere arrivato in serie A, a un soffio dalla convocazione in Nazionale: «Se non fosse stato per lui avrei smesso di giocare al calcio». Invece proprio con l'allenatore azzurro sta conoscendo i momenti più bui della carriera. Non regge la storia della distorsione, allora perché il difensore è finito ai margini del gruppo tanto da essere il primo sul taccuino delle cessioni? Sballottato per giorni tra Torino, Sampdoria e Chievo, alla fine è rimasto in azzurro, ben conscio di cosa l'aspetta: il suo nome non compare nella lista Champions presentata all'Uefa, delle quattro partite ufficiali giocate finora del Napoli ne ha viste tre in tribuna e una dalla panchina. Un mistero destinato a proseguire. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino