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“Zielinski sta male, difficile che venga convocato”, parola di Walter Mazzarri durante la conferenza stampa di presentazione del match con il Verona di questo pomeriggio. Non è certo stato un fulmine a ciel sereno. Sopratutto dopo l'esclusione di Piotr dalla lista Champions che ha lasciato comunque il segno. E rischia di inficiare gli ultimi sei mesi del centrocampista polacco a Napoli. Che le strade tra Piotr e il club azzurro fossero destinate a dividersi era ormai chiaro anche alle pietre, ma come sempre nella vita poi molto dipende da come i rapporti si interrompono. E stavolta lo strappo è stato a dir poco burrascoso. In un colpo solo il Napoli ha cancellato otto anni di onorato servizio della mezzala polacca all'ombra del Vesuvio. Sembrano lontani anni luce i tempi della 500 griffata con il tricolore sulla carrozzeria ed anche quelli in cui aveva rinunciato alle sirene arabe per sposare – si pensava – la causa del Napoli a vita. E invece tutto è cambiato nel giro di sei mesi o poco più. Zielinski ha il contratto a scadenza a giugno, è già libero di accasarsi con chiunque e probabilmente lo ha già fatto con l'Inter con un triennale all'ombra della Madonnina.
Il suo agente – a detta del patron De Laurentiis – ha preferito l'odore (o la puzza) dei soldi del Biscione alle offerte del club azzurro. Tutto lecito, intendiamoci. Così come legittima può essere la decisione del Napoli di escluderlo dalla lista Champions dovendo fare delle scelte. Restano però le modalità che lasciano l'amaro in bocca. Da una parte e dall'altra. Sul piano squisitamente tecnico, il Napoli si priva di un centrocampista moderno, capace di giocare 355 partite nella sua esperienza in azzurro, con 50 reti e 46 assist. Anche quest'anno, prima delle incomprensioni o dei mal di pancia, Zielinski aveva dato il suo contributo come al suo solito. Piotr ha già fatto esplodere il Maradona tre volte quest'anno. Due in campionato ed una in Champions. Prima il gol del momentaneo pareggio con la Lazio poi la rete che ha aperto le marcature nella goleada con l'Udinese ed infine il penalty del 2-2 temporaneo con il Real Madrid a Fuorigrotta. Il polacco si è preso anche lo scettro del rigorista, sebbene non figurasse in cima alla lista scritta allora da Garcia, quando Osimhen preferì lasciarli l'incombenza con l'Udinese e poi ha fatto altrettanto anche con il Real.
Il Mattino