Due vecchi amici. Uno finito in castigo per colpa del suo carattere, l'altro dietro alla lavagna a causa dei suoi problemi fisici. Hanno un appuntamento, davanti a un bel...
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Peraltro sono i due che hanno giocato di meno in questo avvio di stagione. Milik e Younes hanno giocato la prima volta uno al fianco dell'altro il 23 settembre del 2015, quando erano all'Ajax. Alla Johan Cruijff Arena i lancieri vinsero per 2-0 con il De Graafschap e il tecnico De Boer li tenne in campo per più di 30 minuti. Due ragazzini erano all'epoca: Arek 21 anni e 22 anni. In totale, le gare insieme sono state 41 e di queste solo 15 con Ancelotti
Younes esterno sinistro (otto gol in campionato) e Milik prima punta autore di ventiquattro gol complessivi che convinsero il Napoli ad acquistarlo come erede di Higuain: nell'ultima stagione in Olanda i due fecerono faville. E Milik deve sicuramente ringraziare quell'ala sinistra che spesso e volentieri gli consentiva di andare a rete. Milik è il quarto acquisto più caro della storia, mentre Younes è un colpaccio di Cristiano Giuntoli che lo ha preso a parametro zero scatenando le ire (funeste) del club olandese. Che di fatto lo mise fuori squadra.
Ancelotti ha spiegato che non solo Insigne è finito in tribuna per l'atteggiamento sbagliato in allenamento. Dietro al fatto che fino ad adesso il tedesco ha giocato in tutto 10 minuti con la Sampdoria e null'altro c'è la gestione da sergente di ferro del leader calmo che qualche volta, a quanto pare, decide di amministrare la disciplina con metodi draconiani. Insomma, chi non obbedisce è perduto. La ramanzina col sopracciglio alzato, la punizione dietro alla lavagna e la sospensione dalla scuola sono già state inflitte. Anche a Milik, che dalla Polonia si è lamentato per il troppo turnover, Ancelotti ha dato alla sua maniera delle bacchettate sulle dita: «È dal 14 luglio che ha problemi fisici...». Ma ora è il momento di vederli in azione. È scoccata l'ora. Per Milik che spera di chiudere il 2019 segnando gol a ripetizione. L'ultima rete al Chievo, il 14 aprile: sono passati sei mesi, in pratica un'era geologica per un attaccante. Magari col Verona, può sentirsi ispirato. Un digiuno giustificato dagli accidenti fisici ma ora non ci sono altri alibi. Come per Younes: il Verona è il banco di prova per il presente e per il futuro. Perché il destino di Younes è appeso a un filo: rischia a gennaio di andar via se non dimostrerà il suo valore. E stessa cosa per Milik: per lui o la va o la spacca in questa stagione. Stasera gioca titolare, al San Paolo non iniziava dall'inizio dalla gara con l'Inter, il 19 maggio scorso. Difficile poter pensare che il suo investimento, importante, possa essere difeso a oltranza. O si dà una scossa o il suo addio sarà solo questione di tempo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino