«Spiace che la legge delega sia finita su un binario morto». La previsione di Gabriele Gravina, presidente della Figc, risale a qualche giorno fa ma è quantomai...
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Thomas Bach affonda la riforma in discussione, in una conferenza stampa in occasione dei Mondiali di ciclismo a Imola. La riforma sullo sport, dice, «non rispetta la carta olimpica» e lo stallo sulla legge e il nuovo ordinamento concepito dalla riforma mettono a rischio l'operatività del Coni e del suo segretario generale, quindi anche «le chance di medaglie per gli azzurri ai Giochi di Tokyo» e «l'organizzazione di Milano-Cortina 2026». Non solo. Il numero uno dello sport mondiale mette anche in discussione l'incontro che il 15 ottobre dovrebbe avere con Spadafora: «Molto amichevolmente dico che oggi non ci sono le condizioni per farlo». Tra i punti che il numero uno del Cio contesta c'è quello sul segretario generale del Coni che «ha bisogno di essere messo in condizione di lavorare nel pieno delle sue funzioni» e non «soggetto alle istruzioni di società esterne al Coni».
Poi il sibillino riferimento alle olimpiadi invernali che si svolgeranno in Italia: «Speriamo in una soluzione molto presto, perché Tokyo e Milano-Cortina non aspettano». Ma la preoccupazione di Bach va sull'operativo quando spiega che ci sono problemi, riguardo i Giochi invernali, per la pista di pattinaggio velocità di Baselga Pinè e lo Sliding Center di Cortina per bob, skeleton e slittino: «Non posso parlare con il Coni perché non è nel pieno esercizio delle sue funzioni». La replica del ministro è durissima. Spadafora nega che sia mai stato programmato un incontro per il 15 ottobre e accusa il numero uno del Cio di non aver nemmeno letto il decreto attuativo, lasciando quindi intendere che possa essere stato qualcuno del Coni a raccontare - storpiandole - le intenzioni del governo. «Se per Bach l'autonomia del Comitato Olimpico in Bielorussia non è in discussione, figuriamoci in Italia...».
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Tirare in ballo Alexander Lukashenko, in un momento particolarmente delicato per i bielorussi, rende la replica di Spadafora poco istituzionale al pari delle critiche di Bach, ma gli stracci volano a tal punto che il ministro sfida il Cio ad indicare «con chiarezza assoluta in quali punti la bozza non rispetta la Carta Olimpica».
Lo scontro rende molto complicato il varo del decreto che avrebbe dovuto dare attuazione alla legge sullo Sport voluta da Giancarlo Giorgetti più di un anno fa. Nel frattempo la maggioranza è cambiata, il ministro pure, ma la tensione non si abbassa e Spadafora, oltre a doversela vedere con il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e il Cio, ha contro anche le federazioni sportive e i partiti, in testa il M5S. La legge dovrebbe servire ad allineare il Paese anche sul fronte dello sport ridimensionando il Coni che negli anni si è trasformato in una sorta di potente ministero. Alle resistenze degli attuali vertici del Coni, si è però sommata una superfetazione burocratica con la nascita non solo della società Sport e Salute (ex Coni-servizi), ma anche di un apposito ministero e un dipartimento con tanto di direttori generali e vicedirettori. Una governance a dir poco complessa che non piace alle federazioni sportive che al testo muovono critiche anche sui temi della promozione sportiva, del lavoro sportivo e dei meccanismi di svincolo degli atleti.
Anche se il segretario generale del Coni è membro del Consiglio di amministrazione di Sport e Salute e partecipa ogni qual volta si discute di organismi sportivi, attività sportiva e contributi, rimane il problema di un intreccio di competenze non facili da far digerire e che portano ad uno stallo e, forse, ad un'inevitabile allungamento dei tempi della delega.
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Il Mattino