Le storie di 10 atleti olimpici, a cui è stato diagnosticato il cancro e che sono stati in grado di affrontarlo e rialzarsi. Dall’altro lato, a partire dalle...
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«La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è cresciuta, nel nostro Paese, dal 33% negli anni ’70 al 39% alla fine degli anni ’80 fino al 60% del periodo 2005-2009 – spiega il professore Francesco Cognetti, presidente della Fondazione Insieme contro il cancro e direttore dell'Oncologia medica dell'ospedale Regina Elena di Roma -. Il tumore non è più un male incurabile. Il progresso della ricerca contro le neoplasie, negli ultimi decenni, è stato incredibile e si sta muovendo oggi con ancora maggiore celerità. Siamo partiti da questa prospettiva, per descrivere in parallelo i progressi nella performance sportiva nei Giochi e della ricerca medica con i ritratti di chi ha fatto dello sport una professione e ha dovuto affrontare la malattia. Abbiamo raccolto le loro storie, cariche di dolore e di speranza».
«Lo sport è vita, con cadute e risalite, proprio come la lotta contro il cancro – afferma Giovanni Malagò, presidente del Coni che firma la prefazione del libro -. Un perfetto parallelismo che trova la sua essenza nella ricerca, ovvero nel duro lavoro quotidiano degli oncologi impegnati nello studio di nuove metodologie per sconfiggere una malattia che si può curare. Un cammino non sempre agevole, ma che nel corso degli ultimi decenni ha prodotto risultati di assoluto valore, restituendo speranza a tutti quei pazienti che, come noi sportivi, lottano per conquistare una vittoria: quella di riappropriarsi della loro vita. Il nuovo libro di Francesco Cognetti e Mauro Boldrini è uno straordinario racconto di come la malattia possa essere sconfitta. Mi sono particolarmente emozionato nel leggere le storie di Daniele Lupo e Paolo Pizzo, due dei nostri grandi protagonisti ai Giochi di Rio de Janeiro del 2016, dove conquistarono entrambi la medaglia d’argento rispettivamente nel beach-volley e nella spada a squadre. Questi due ragazzi, come gli altri protagonisti del libro, sono atlete ed atleti dal grande coraggio, che si sono affidati a medici che li hanno saputi condurre verso la strada della guarigione. Per questo non smetterò mai di sottolineare l’importanza della pratica sportiva, basata su uno stile di vita sano, fattore fondamentale per la prevenzione».
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) raccomanda di praticare almeno centocinquanta minuti, cioè due ore e mezza di attività fisica moderata ogni settimana, come camminare o andare in bicicletta. La Fondazione ha siglato protocolli d’intesa ufficiali con il Coni e con diverse federazioni sportive (ad esempio canottaggio, calcio e basket), proprio per realizzare progetti di sensibilizzazione sul ruolo dello sport nella prevenzione delle neoplasie. In questo volume, che rappresenta la prosecuzione ideale di queste intese, scienza e sport uniscono le forze in un’alleanza strategica. Due mondi solo in apparenza distanti, ma che parlano la stessa lingua per raggiungere tutti i cittadini. «Il vero salto di qualità dell’assistenza oncologica nel nostro Paese può essere messo in atto solo a partire dalla realizzazione di un reale sistema di reti oncologiche regionali, per assicurare uniformità di comportamenti, governo dei percorsi dei pazienti ed equità di accesso alle cure in tutte le fasi della malattia» sottolinea Giordano Beretta, presidente dell'associazione italiana di oncologia medica (Aiom). Leggi l'articolo completo su
Il Mattino