Osimhen, tutti assolti dalla Figc ma i giudici: «Regole da riscrivere»

Osimhen, tutti assolti dalla Figc ma i giudici: «Regole da riscrivere»
Il caso Osimhen è stato già oggetto di una indagine per conto della Giustizia sportiva. Ma sia nel primo che nel secondo grado di giudizio, il Napoli e gli altri...

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Il caso Osimhen è stato già oggetto di una indagine per conto della Giustizia sportiva. Ma sia nel primo che nel secondo grado di giudizio, il Napoli e gli altri soggetti coinvolti sono stati prosciolti.

Il Napoli, infatti, era finito sotto la lente di ingrandimento della giustizia sportiva per il caso Osimhen legato a una presunta plusvalenza nell'operazione dell'estate 2020 con il Lille. Al club francese, infatti, sono andati 70 milioni più bonus divisi tra parte cash e contropartite tecniche. Tra queste - oltre al portiere greco Karnezis - anche i tre giovani della cantera azzurra Palmieri, Manzi e Liguori che poco dopo sono finiti ai margini non solo del Lille, ma più in generale del calcio professionistico. Già in primo grado, però, sono stati tutti prosciolti i 59 dirigenti e membri dei vari consigli di amministrazione oltre alle 11 società finite a giudizio al Tribunale nazionale federale per il caso delle plusvalenze perché i criteri di valutazione dei cartellini dei giocatori non erano considerati ammissibili ai fini del giudizio. «Il calciomercato è salvo», aveva commentato trionfante l'avvocato del Napoli Mattia Grassani. «Il teorema della procura federale non è passato e la conseguenza che se ne ricava è che le società erano, sono e rimarranno libere di attribuire ai calciatori compravenduti le valutazioni di mercato ritenute più congrue, tenuto conto del momento, della volontà di investire e anche di assumersi il rischio di impresa. Per quanto concerne il Napoli e l'operazione Osimhen, già il deferimento ci era apparso una forzatura - ha aggiunto - il pronunciamento del tribunale federale ha confermato che l'operazione è stata assolutamente cristallina. Del resto, sostenere che un calciatore di quel calibro potesse valere 20 milioni in meno, ma anche 20 milioni in più rispetto alla quotazione attribuita dal Lille, significava snaturare la libera contrattazione del club francese».

La svolta definitiva è arrivata dalla sentenza delle Sezioni Unite della Corte Federale d'Appello presieduta dal presidente Mario Luigi Torsello, che ha respinto il reclamo del Procuratore federale a seguito del ricorso presentato contro la sentenza del Tribunale federale, che aveva già prosciolto in primo grado le società e i dirigenti imputati. «Non esiste o sia concretamente irrealizzabile il metodo di valutazione del valore del corrispettivo di cessione/acquisizione delle prestazioni sportive di un calciatore. Tale valore è dato e nasce in un libero mercato». In questa stessa occasione, il Tribunale lanciava un monito. «Si potrebbe pure pensare alla fissazione di criteri valutativi che individuino un range di valore, all'interno del quale vada fissato il corrispettivo della cessione/acquisizione. Ma a ciò non potrebbe che provvedere la Fifa, trattandosi di disciplina sovranazionale e mondiale». Nonché si invocava la necessità dell'intervento urgente del Consiglio federale. «Si ritiene pertanto indispensabile la definizione di principi-guida nelle valutazioni che possano permettere di verificare se le scelte concrete delle società da essi si discostino, individuando una serie di elementi di riferimento». 

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Il Mattino