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Numero 60. E un argento bis alle Paralimpiadi di Tokyo. Evidente la sua smorfia per la tripletta sfiorata (dopo l’oro conquistato a Londra 2012 e a Rio 2016), disappunto malcelato sul podio. Lacrime e pioggia, urlo e un pizzico di contrarietà. Scarpe gialle, doppio smalto (azzurro alle dita della mano destra, tricolore a sinistra), bracciale con i colori italici sul polso sinistro, inconfondibile pettorina, originale mascherina dell’Uomo Tigre. Deve accontentarsi Assunta Legnante del secondo posto nel getto del peso F12, accorpato a F11, riunendo così in una sola categoria gli atleti ipovedenti e non vedenti. Con il lancio a 14.62 la pesista e discobola di Frattamaggiore arricchisce la sua già nutrita bacheca.
«Perdere mi fa tanta rabbia.
«Peccato per il terzo lancio, quello nullo, perché era lungo. Questa è la cosa che mi rimprovero di più». Quasi non si dà pace Legnante per l’impresa mancata in Giappone. Cannoncino non riesce a difendere il doppio titolo conseguito in Inghilterra e in Brasile, superata soltanto dalla uzbeka Safiya Burkhanova (14.78 – primato stagionale) e seguita dalla messicana Rebeca Valenzuela Alvarez (13.72). Fanno la differenza 16 centimetri.
L’atleta napoletana (nelle foto di Augusto Bizzi) mette al collo la seconda silver medal a distanza di pochi giorni (disco) e irrobustisce il medagliere azzurro.
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