Molto più di un raduno. Nel rispetto delle tradizioni. Bucanieri della palla ovale, noti alle cronache come «Pirati di Nisida». Confermato l’abituale...
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«Quest’anno, purtroppo, non abbiamo la possibilità di fare quello che più ci piace: ovvero giocare a rugby sulla sabbia. Abbiamo intenzione di non perdere il nostro appuntamento annuale, perché ricorderemo due nostri cari amici, Antonio e Puccio, che adesso ci guardano da lassù», spiega il senso dell’iniziativa Marcellino Panella (centro).
«E’ importante esserci. La tappa in casa è d’obbligo. C’è un trasporto per mille motivi. Non sarà la pausa dei campionati a fermarci», ammette convinto il mediano di apertura dell’Amatori Napoli, Vincenzo Gargano (nella foto di Vincenzo d'Alessandro)
«I Pirati di Nisida hanno organizzato l’ottavo trofeo Antonio Caiazzo, dedicato anche a Filippo Maria Tovecci (Puccio). Una modalità totalmente insolita. Ci teniamo ad onorare la memoria dei nostri compianti compagni. Non siamo soltanto una squadra di beach rugby ma una vera e propria famiglia, sulla quale poter contare in qualsiasi momento», afferma l’ala Vincenzo Castaldo.
Il motto «…si o’ core mij» stampato sulle canottiere. «Amicizia e aggregazione. Una tappa che sa di rimpatriata», osserva Mario Martello, capitano dei «Colombiani» (estremo).
Distanti fisicamente ma ancora più legati dall'affetto che unisce tutti. «Abbiamo deciso di radunarci con le dovute precauzioni, per stare insieme e fare il saluto commemorativo ai nostri amici non più presenti», argomenta Riccardo Russo. «Questa è una delle usanze che di solito facciamo durante la tappa a Napoli, impossibilitata dalla pandemia nel suo classico svolgimento», rileva la seconda linea verdeblù. «Faremo un saluto in cerchio commemorativo come ogni anno, ovviamente con distanziamento sociale. L'importante è esserci», conclude Russo.
In memory of Antonio e Puccio.
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Il Mattino