In estate l'occhio cadeva più spesso dalle parti di Londra. Adesso è l'orecchio a prestare maggiore attenzione a quanto accade al Chelsea. Perché dici...
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Non siamo ancora alla panchina che traballa però i numeri e le sconfitte delle ultime settimane hanno sorpreso innanzitutto Sarri. «Sono preoccupato per la mancata reazione, non tanto per il risultato», ha ammesso dopo la sconfitta sul campo del Wolverhampton, modesta formazione dodicesima in classifica riuscita a rimontare lo svantaggio di Loftus-Cheek grazie alle reti di Jimenez e Diogo, due cazzotti assestati in pieno viso in appena tre minuti. «Dopo il loro pareggio siamo diventati un'altra squadra, non so perché ma così non va bene». Gli peserà in questi giorni il grigio fumo londinese, l'aria diventata pesante mentre Ancelotti dice di svegliarsi ogni mattina con quel miracolo davanti agli occhi chiamato Vesuvio e con il desiderio sempre più forte di mettere radici da noi.
Insomma, non se la passa bene Maurizio e la cosa non fa piacere ai napoletani nostalgici, innamorati della grande bellezza. Che gli stia venendo meno qualcosa sotto i piedi, deve averlo capito lui per primo. In tre settimane dalla folle speranza (di vincere il campionato) è sceso a più miti desideri: «Lo scorso anno non è stata centrata la Champions, il nostro principale obiettivo è quindi quello di puntare ai primi quattro posti». È sembrato il remake del Sarri napoletano, quello che amava nascondersi dietro le differenze di fatturato: «Liverpool e City fanno un campionato completamente diverso, non è quella la dimensione attuale del Chelsea. Lavoriamo per arrivarci, soprattutto non bisogna regalare punti come abbiamo fatto di recente. So bene quanto sia importante non sprecarli, ho perso lo scudetto con il Napoli facendone 91».
Cambiano gli obiettivi, dunque, in riva al Tamigi. Non è che il sogno del Golfo sia più consistente perché la Juve lontana otto punti lascia poche speranze al Napoli che insegue, piuttosto mutano gli scenari dentro ai quali si muovono i due allenatori. Carletto è entrato lentamente, quasi in punta dei piedi nel cuore dei tifosi azzurri e fortifica di continuo la sua simbiosi con la città, Sarri ha svegliato e stravolto il mondo Chelsea, molto British, quasi come un tornado che poi placa improvvisamente il proprio impeto. Prima più sicuro di sé, oggi prudente come lo era a Napoli, anche troppo, chissà se in cerca di alibi: «Sabato ci tocca affrontare il Manchester City di Guardiola, forse la squadra migliore del mondo, la favorita per conquistare la Champions». Pragmatici, freddi e un po' cinici, non è che gli inglesi siano famosi per il loro spirito di tolleranza, adesso sono lì che aspettano la sfida tra i due grandi maestri. Pronti a far evaporare il «Sarri-ball» nel «Sarri-crash». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino